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Cgia: "Le Pmi italiane pagano quasi il doppio delle tasse dei giganti del Web"

Secondo lʼassociazione che riunisce artigiani e piccole imprese, le filiali italiane dei colossi online pagano solo il 33% sugli utili

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Le nostre Pmi hanno un carico fiscale complessivo che si attesta al 59,1% dei profitti mentre le multinazionali del web presenti in Italia, o meglio le controllate di questi giganti economici ubicate nella penisola, registrano un tax rate del 33,1%. Entrambi Lo rileva la Cgia di Mestre analizzando i dati 2018 dai quali emerge che tra i Paesi dell'Area dell'euro solo la Francia (con il 60,7%) registra una pressione fiscale superiore alla nostra.

"Premesso che i dati sono desunti da fonti diverse, quindi non comparabili da un punto di vista strettamente scientifico, - spiega Paolo Zabeo della Cgia - è comunque verosimile ritenere che sulle piccole imprese il carico fiscale sia quasi doppio rispetto a quello che grava sui giganti tecnologici presenti in Italia. Un'ingiustizia che grida vendetta, non tanto perché su questi ultimi grava un peso fiscale  relativamente contenuto, ma per il fatto che sulle nostre Pmi il peso delle tasse e dei contributi è tra i più elevati d'Europa".

 

"Se con la manovra approvata la settimana scorsa abbiamo  evitato l'aumento dell'Iva  - aggiunge il segretario Renato Mason - entro la fine di quest'anno il governo dovrà trovare altri 20 miliardi di euro per scongiurare che dall'1 gennaio 2021 si registri un ritocco all'insù sia dell'Iva che delle accise sui carburanti. In altre parole, anche la prossima finanziaria è in buona parte già vincolata da questo impegno così importante e, pertanto, sarà molto difficile recuperare altre risorse per ridurre in misura altrettanto significativa le tasse su famiglie e imprese".

 

All'orizzonte, quindi, pare estremamente difficile ipotizzare una riforma che tagli pesantemente il carico fiscale, in particolar modo alle imprese. Un'operazione che sarebbe gradita ai più, soprattutto a quegli imprenditori che esportano i propri manufatti in giro per il mondo e ogni giorno sono chiamati a misurarsi con concorrenti stranieri che possono beneficiare di livelli di tassazione e di oppressione burocratica sensibilmente inferiori ai nostri.

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