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Rinviato il voto Ue sullo stop alle auto con motori diesel e benzina dal 2035 | Le "tappe" di Giorgetti e l'esultanza di Meloni: "Un successo italiano"

Per Roma una "transizione sostenibile ed equa deve essere pianificata e condotta con attenzione"

Rinviato il voto Ue sullo stop alle auto con motori diesel e benzina dal 2035 | Le "tappe" di Giorgetti e l'esultanza di Meloni: "Un successo italiano" - foto 1
Ansa

"Il rinvio del voto alla riunione degli ambasciatori Ue sul Regolamento che prevede lo stop dal 2035 alle auto nuove diesel e benzina è un successo italiano".

Lo afferma sui social il premier Giorgia Meloni, precisando che "la posizione del governo è chiara: una transizione sostenibile ed equa deve essere pianificata e condotta con attenzione, per evitare ripercussioni negative sotto l'aspetto produttivo e occupazionale. La decisione di tornare sulla questione a tempo debito va esattamente nella direzione di neutralità tecnologica da noi indicata". Un risultato reso possibile dal lungo lavoro svolto da Giancarlo Giorgetti, ministro dell'Economia e delle Finanze. Nell'ottobre del 2021 Giorgetti solleva dubbi sul "fit for 55"; un mese dopo al summit Cop 26 il ministro non firma la dichiarazione sull'adesione dell'Italia al 100% elettrico. Nel giugno del 2022 il governo italiano (in tandem Cingolani-Giorgetti) in Consiglio sostengono le modifiche a regolamento e apertura a e-fuels. In precedenza a gennaio, sempre del 2022, Giorgetti vara un "fondo automotive" per aiuti all'industria del settore e ai consumatori sul principio di neutralità tecnologica.

 

"Giusto puntare a zero emissioni di Co2 nel minor tempo possibile, ma deve essere lasciata la libertà agli Stati di percorrere la strada che reputano più efficace e sostenibile. Questo vuol dire non chiudere a priori il percorso verso tecnologie pulite diverse dall'elettrico. È questa la linea italiana che ha trovato largo consenso in Europa", ha ricordato Giorgia Meloni. 

 

Italia, Polonia e Bulgaria si erano detti contrari e la Germania, che aveva chiesto un'adeguata contropartita sugli e-fuels, non si è fidata: insieme avrebbero composto la minoranza di blocco necessaria per bocciare il regolamento. La presidenza svedese, di fronte a un voto che avrebbe fatto tremare la Commissione, ha quindi rinviato il fascicolo. Il punto è stato anche stralciato dall'agenda del Consiglio Educazione previsto martedì, dove era attesa la ratifica formale del testo.

Questo stop costringe la Commissione a un'approfondita riflessione. "L'obiettivo resta la neutralità tecnologica. Siamo in contatto con gli Stati membri sulle nuove preoccupazioni emerse", ha precisato la portavoce dell'esecutivo Ue Dana Spinant. 

 

Bruxelles, per scardinare il muro tedesco, proverà a lavorare su un compromesso, in base a come "la Commissione valuterà i progressi per il raggiungimento dell'obiettivo, tenendo conto degli sviluppi tecnologici e l'importanza di una transizione economica sostenibile e socialmente giusta verso le emissioni zero".

 

Auto elettriche, i motivi del no dellʼItalia


Il governo tedesco, del resto, sui dossier ambientali è  spaccato: i liberali (che esprimono il ministro per le Finanze Christian Lindner e quello dei Trasporti Volker Wissing) sono contrari, i Verdi favorevoli mentre Spd si trova stretto tra i due opposti. In Italia invece il governo è compatto contro il regolamento. Alla notizia del rinvio del voto Lega e Fdi hanno esultato. L'elettrico non può essere l'unica soluzione del futuro, tanto più se continuerà, come è oggi, a essere una filiera per pochi", ha sottolineato il ministro dell'Ambiente e della Sicurezza energetica Gilberto Pichetto.

 

Ferma anche la posizione della Polonia, che tuttavia ha aggiunto un'appendice che va in direzione opposta a quella dell'Italia: la contrarietà alla cosiddetta deroga Motor Valley, per i produttori di auto di lusso. La sensazione è che la transizione verde e digitale saranno gli slogan per le prossime Europee. Da un lato i Verdi, centrosinistra, e il M5s, non a caso furiosi per il rinvio dello stop ai motori endotermici; dall'altro un centrodestra formato da Ppe, Ecr e parte di Id che, non a caso, aveva votato contro alla Plenaria dello scorso febbraio. Da qui alle Europee, tuttavia, il percorso del "fit for 55" (il piano Ue per la transizione verde e la riduzione delle emissioni) si fa molto più impervio: sulle norme per l'euro 7, per il packaging e per i veicoli pesanti inquinanti l'Italia già ha annunciato battaglia. 

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