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Telecom, gli spagnoli di Telefonica salgono al 66% di Telco e puntano al controllo

Accordo fatto: Intesa, Mediobanca e Generali cedono le loro quote della cassaforte che contiene il 22,4% del colosso italiano delle telecomunicazioni. Lʼa.d. Patuano: "Nessun licenziamento"

Ansa

Accordo di Telefonica con Generali, Mediobanca e Intesa Sanpaolo per salire dal 46 al 66% di Telco che controlla il 22,4% di Telecom. Il controllo del gruppo tlc italiano passerà nelle mani degli spagnoli in un percorso a tappe scandito dal documento appena firmato, con Telefonica che si impegna a un primo esborso cash da 324 milioni per ridurre il debito, salendo nel capitale sociale, con un'opzione per arrivare a breve al 70%.

Telco e salita di Telefonica - Oggi Telco, la scatola che controlla il 22,5% di Telecom, è partecipata da Telefonica al 46,18%, da Intesa Sanpaolo e Mediobanca all'11,62% ciascuna e da Generali al 30,58%. La salita di Telefonica sarà con azioni senza diritto di voto: la struttura del capitale votante resterà dunque immutata, come dice la nota che annuncia l'accordo. Sarà mantenuta la possibilità per i soci di uscire dal patto, ma con slittamento della finestra: questa era prevista per il 28 settembre, l'intesa la sposta al 15-30 giugno 2014, oltre che a febbraio 2015, scadenza naturale.

L'iter fissato dall'accordo - Il gruppo spagnolo potrà acquistare diritto di voto sulle azioni Telco e la partecipazione residua per salire al 100%, a un prezzo di almeno 1,1 euro per azione o ai valori di mercato, una volta ottenute le autorizzazione regolamentari e Antitrust. Telefonica per aumentare i suoi diritti di voto in Telco avrà probabilmente bisogno di vendere le attività in Sudamerica, tra cui la controllata Tim Brasil.

Gli spagnoli si impegnano inoltre a portare la loro quota del bond Telco al 70% pagando con azioni della società, valutate a 10,86 euro. E ancora, si impegnano a non acquistare azioni Telecom Italia, a meno che un terzo acquisti il 10% o più del capitale.

Due dunque le fasi dell'operazione. Nella prima c'è appunto l'aumento di capitale da 324 milioni, che fornirà a Telco le risorse per rimborsare una prima parte dell'indebitamento finanziario a scadenza il prossimo novembre, mentre i residui 700 milioni saranno interamente finanziati da Mediobanca e Intesa in parti uguali. A seguito dell'aumento, Telefonica avrà il 66% di Telco, di cui il 46,2% con diritto di voto, Generali il 19,32%, con diritto di voto per il 30,6%, e Intesa e Mediobanca il 7,34% entrambe, con diritto di voto pari all'11,6%. Dopo le autorizzazioni previste dalle Autorità, Telefonica sottoscriverà un nuovo aumento di capitale di Telco per 117 milioni di euro, sempre senza diritto di voto, convertibile poi in azioni ordinarie con diritto di voto, fino a raggiungere il 70% di Telco.

Niente esuberi"
- A rassicurare nel frattempo sul fronte caldo dei possibili esuberi ci ha pensato direttamente l'amministratore delegato Marco Patuano, intenzionato a non licenziare "proprio nessuno".

Intesa, Mediobanca e il Leone hanno rifiutato nelle ultime settimane una proposta del socio spagnolo di Telco per parte delle quote, mentre ora l'offerta prevede l'acquisto, anche se in due fasi, di tutte le quote degli azionisti italiani della holding e anche del debito (prestito dei soci e prestito bancario).

Cdp si chiama fuori: "Siamo una società con missione pubblica che utilizza risorse private. Il risparmio postale è la maggior fonte della nostra provvista, dobbiamo gestirlo oculatamente e questo fa si che molte delle cose che governo e Parlamento ci chiedono non le possiamo fare", ha affermato il presidente Franco Bassanini.

A valle restano altri nodi da sciogliere, tra questi il piano di scorporo della rete, parte del più ampio piano di societarizzazione che il 3 ottobre in teoria doveva essere all'esame del Cda. "Non è necessario imporcelo, vogliamo passare volontariamente a un modello di Equivalence of input" (parità assoluta d'accesso, ndr) ha sottolineato Patuano in un botta e risposta a distanza con il commissario dell'Agcom Antonio Preto che ha suggerito di "avviare i dovuti approfondimenti per accertare la sussistenza delle condizioni per imporlo come rimedio a garanzia della parità di accesso".

L'Autorità guidata da Marcello Cardani è entrata in aperto contrasto con Telecom dopo la decisione sul taglio dei prezzi dell'ultimo miglio (da 9,28 a 8,68 euro); la Commissione Ue aveva chiesto di rivedere la decisione, il Berec, l'organismo europeo che raggruppa le authority nazionali per le tlc, ritiene che i seri dubbi della Commissione non siano giustificati.