Mentre l'Iva aumenterà da luglio e la riduzione delle aliquote Irpef entrerà in vigore il primo gennaio, tetti e franchigie verranno applicati già nella prossima dichiarazione dei redditi
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Non bastava l'aumento dell'Iva che, anche a fronte del taglio di un punto delle due aliquote Irpef più basse, avrà come risultato un aumento delle spese per le famiglie (oltre al crollo dei consumi e, secondo alcuni studi, anche la perdita di qualche migliaio di posti di lavoro). Non bastava l'introduzione del tetto massimo di 3mila euro per gli sconti fiscali. Non bastava la franchigia generalizzata di 250 euro sulle deduzioni e sulle detrazioni. No, non bastava.
Perché spulciando tra le righe della Legge di Stabilità, guardando con attenzione quel provvedimento che il Consiglio dei ministri ha approvato nel cuore della notte - ora da sempre propizia per furti e rapine, più che per atti di governo - si scopre che chi parlava di uno Stato patrigno che con una mano dà e con l'altra riprende più di quanto ha dato, era stato ottimista.
All'interno del ddl - quel provvedimento, ricordiamolo, che il ministro Grilli ha salutato come "uno strumento per favorire la ripresa", che Monti ha annunciato con soddisfazione perché "finalmente i sacrifici cominciano a dare frutto e abbiamo potuto tagliare l'Irpef", e che perfino il segretario della Cisl, Raffaele Bonanni, ha definito "un segnale positivo" - è infatti nascosta una regola capace di far infuriare anche chi era ancora riuscito a mantenere la calma di fronte al continuo aumento della pressione fiscale. Perché se l'Iva aumenterà da luglio 2013, e se il taglio delle aliquote Irpef entrerà in vigore il primo gennaio, i paletti per gli sconti fiscali sono invece retroattivi, in barba allo Statuto del contribuente che stabilisce il contrario.
Detto in parole semplici: se non ci saranno modifiche nel corso dell'iter parlamentare, già sulla prossima dichiarazione dei redditi, quella che si compilerà in primavera, sugli italiani arriverà l'ennesima stangata: assegni al coniuge, spese di adozione, interessi per il mutuo, spese funebri, spese di istruzione, premi di assicurazione, contributi e donazioni, spese per lo sport dei figli minori... Su tutto ciò graveranno sia il nuovo tetto massimo di 3mila euro totali, sia la nuova franchigia di 250 euro. Stando alle simulazioni del Corriere della Sera, lo sconto massimo ottenibile sarà di 570 euro. E per il primo anno senza nemmeno poter beneficiare del taglio dell'Irpef, che invece, guarda caso, retroattivo non è. E diminuire le agevolazioni fiscali ovviamente equivale ad aumentare la pressione delle tasse.
Si è tanto parlato, nei mesi scorsi, dell'arroganza del Fisco subappaltato a Equitalia, ma ancora non si era vista la prepotenza fatta legge: in un momento come questo, in cui la crisi non accenna ad alleviare la propria morsa, in cui si continua a rimandare l'arrivo della ripresa, in cui la parola d'ordine sembrava essere quella della caccia all'evasore per "pagare tutti, pagare meno", un provvedimento del genere certo non contribuisce a dare fiducia, soprattutto se annunciato con il sorriso sulle labbra e mascherato da intervento a favore dei cittadini. Aumentare le tasse e diminuire i benefici a chi non può far altro che piegare la testa e obbedire sembra più un metodo da Sir Biss e Principe Giovanni che da governo tecnico illuminato. Con il pericolo - forse non ben ponderato - che nella foresta di Sherwood i novelli Robin Hood comincino ad aumentare.