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Istat: "I poveri in Italia sono 8,1 milioni"
Il 75% degli indigenti risiede nel Mezzogiorno

I dati si riferiscono al 2011. Aumentano i nuclei che sopravvivono grazie ai pensionati. Peggiora la situazione per le famiglie operaie e per quelle con bassi profili professionali

Ap/Lapresse

L'Istat ha reso noto il suo report sulla povertà in Italia nel 2011. Dai dati emerge che l'11,1% delle famiglie del nostro Paese versa in condizioni di relativa povertà, per un totale di circa 8,1 milioni di persone. Per il 5,2% delle famiglie invece la povertà è in termini assoluti: circa 3,4 milioni di persone. La soglia di povertà relativa per una famiglia di due componenti, spiega l'Istat, è pari a 1.011,03 euro al mese.

La sostanziale stabilità della povertà relativa rispetto all'anno precedente deriva dal peggioramento del fenomeno per le famiglie in cui non vi sono redditi da lavoro o vi sono operai, compensato dalla diminuzione della povertà tra le famiglie di dirigenti/impiegati.

Operai più poveri
E proprio tra le famiglie operaie la situazione peggiora, con il 15,4% del totale in condizioni di povertà relativa contro il 15,1% del 2010 e con il 7,5% (il 6,4% nel 2010) in condizioni invece di povertà assoluta. Va meglio per dipendenti e dirigenti. Nel 2010 era relativamente povero il 5,3% di loro, nel 2011 il 4,4%. Assolutamente poveri sono l'1,3% nel 2011 contro l'1,4% del 2010.

Aumenta poi l'incidenza della povertà relativa per le famiglie dove non ci sono né occupati né ritirati dal lavoro: dal 40,2 si passa al 50,7%. Stesso trend per le famiglie con tutti i componenti ritirati dal lavoro, essenzialmente anziani soli e in coppia: il valore passa dall'8,3% al 9,6%. Tra queste ultime aumenta anche l'incidenza di povertà assoluta cresce, passando dal 4,5% al 5,5%.

L'Istat sottolinea poi che la povertà assoluta cresce tra le famiglie con persona di riferimento ritirata dal lavoro (dal 4,7% al 5,4%), soprattutto se non ci sono redditi da lavoro e almeno un componente è alla ricerca di occupazione (dall'8,5% al 16,5%). In generale l'incidenza di povertà assoluta cresce anche tra le famiglie con a capo una persona con profili professionali e/o titoli di studio bassi: famiglie di operai, con licenza elementare (dall'8,3% al 9,4%) o di scuola media inferiore (dal 5,1% al 6,2%). 

Il 75% dei poveri risiede nel Mezzogiorno
Segnali di peggioramento si osservano, tuttavia, tra le famiglie senza occupati né ritirati dal lavoro, famiglie cioè senza alcun reddito proveniente da attività lavorative presenti o pregresse, per le quali l'incidenza della povertà, pari al 40,2% nel 2010, sale al 50,7% nel 2011. I tre quarti di queste famiglie risiedono nel Mezzogiorno, dove la relativa incidenza passa dal 44,7% al 60,7%.

Aumentano le famiglie sostenute dai pensionati
Un aumento della povertà si osserva anche per le famiglie con tutti i componenti ritirati dal lavoro (dall'8,3% al 9,6%), che, in oltre il 90% per cento dei casi, sono anziani soli e coppie di anziani; un leggero miglioramento, tra le famiglie in cui vi sono esclusivamente redditi da pensione, si osserva solo laddove la pensione percepita riesce ancora a sostenere il peso economico dei componenti che non lavorano, tanto da non indurli a cercare lavoro (dal 17,1% al 13,5%).

L'arrivo di un figlio peggiora la situazione
Una dinamica negativa si osserva anche tra le famiglie con un figlio minore, in particolare coppie con un figlio (a seguito della diminuzione di quelle in cui entrambi i coniugi sono occupati e dell'aumento di quelle con uno solo e con nessun occupato), dove l'incidenza di povertà relativa dall'11,6% sale al 13,5%; la dinamica è particolarmente evidente nel Centro, dove l'incidenza tra le coppie con un figlio passa dal 4,6% al 7,3%.