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Affitti brevi, la bozza del ddl: registro nazionale e obbligo di soggiorno di almeno due notti in centro

I sindacati degli inquilini: "Sembra un compitino commissionato da proprietari di alloggi e associazioni alberghiere"

Arriva la stretta del governo sugli affitti brevi.

Tra le principali misure messe a punto dal ministero del Turismo nella bozza del nuovo disegno di legge ci sono l'obbligo nei centri storici delle città metropolitane di una permanenza di almeno due notti; un codice identificativo nazionale per ogni immobile a uso abitativo messo in affitto a fini turistici (così da creare una banca dati nazionale); l'obbligo di segnalare l'inizio dell'attività per chiunque eserciti in forma imprenditoriale, con multe fino a 10mila euro in caso di mancato rispetto della normativa.

Le misure si applicheranno alle principali città italiane ma, facoltativamente, anche ai Comuni inseriti dall'Istat nelle classi ad 'alta' e 'molto alta' densità turistica su disposizione dello stesso ente. Una 'stretta' al proliferare degli affitti brevi - dopo una serie di incontri con le parti interessate negli scorsi mesi - al fine di "fornire una disciplina uniforme a livello nazionale" e fronteggiare "il rischio di un turismo sovradimensionato rispetto alle potenzialità ricettive locali", oltre che a salvaguardare "la residenzialità dei centri storici e impedirne lo spopolamento".

 

Le reazioni

 La bozza mira a regolare dunque, nelle sue intenzioni, quel "far-west" che la ministra Santanché aveva messo nel mirino, ma come prevedibile sono variegate le risposte di associazioni di albergatori, piccoli affittuari, sindacati degli inquilini e portali di intermediazione, posizioni che riflettono profonde divergenze di opinioni.

 

 

Confindustria Alberghi: "Si va nella giusta direzione"

 Per Confindustria Alberghi il governo "va nella giusta direzione" e l'elemento centrale è il Codice identificativo nazionale, che dovrà essere esposto obbligatoriamente - pena una multa fino a 5mila euro - dagli affittuari e che dovrà essere riportato anche da parte dei portali telematici negli annunci pubblicati. Per l'associazione degli albergatori, infatti, il codice è "un passaggio fondamentale per fotografare il fenomeno", con la consapevolezza che "diversamente da quanto accade oggi, sarà possibile controllare l'applicazione degli obblighi", elemento che secondo la bozza sarà - come avviene del resto già ora - a carico dei Comuni.

 

Confedilizia: "No all'obbligo di almeno due notti"

 Per quanto d'accordo con l'introduzione del codice, Confedilizia si dice invece "fortemente contraria" all'obbligo di doversi rivolgere agli alberghi da parte di chi intenda soggiornare solo una notte nelle principali città. "Le persone rispondono agli incentivi, gli obblighi li eludono", sottolinea il presidente Giorgio Spaziani Testa, per cui "poiché nel testo è scritto che si intende favorire la residenzialità, come incentivo noi proponiamo di azzerare l'Imu per tutta la durata dei contratti di locazione lunghi".

 

Le critiche dei sindacati degli inquilini

 Per i sindacati degli inquilini Sunia, Sicet e Uniat Aps, "la bozza di disegno di legge sugli affitti che sta circolando in queste ore sembra risolversi in un compitino commissionato da proprietari di alloggi e associazioni alberghiere". "I temi della residenzialità, dell'overtourism, della crisi degli alloggi, della negazione del diritto allo studio, dell'espulsione dei residenti dalle città metropolitane e d'arte, non solo non vengono toccati, ma addirittura vengono ribadite le scelte normative che hanno portato a queste condizioni", dichiarano i segretari generali.
 

Celani (Italianway): "Gli affitti brevi non sono la causa del caro prezzi" - "I giornali, i sindaci e gli albergatori stanno commentando il disegno di legge sugli affitti brevi contestando il fatto che non siano state introdotte abbastanza limitazioni. L'assunto ideologico è che gli affitti brevi siano la causa dello spopolamento dei centri storici e dell'aumento dei canoni degli affitti a studenti e giovani coppie, ma gli affitti brevi in Italia rappresentano l'1,7% delle abitazioni a livello nazionale, con percentuali che si discostano poco tra le varie città. Possibile che dipenda tutto da loro?". È quanto chiede Marco Celani, Ad di Italianway - primo operatore sul mercato italiano degli affitti brevi per numero di immobili contrattualizzati e destinazioni coperte - il quale spiega che "i fenomeni complessivi vanno analizzati pesando le varie componenti che hanno un impatto". Bisogna tener conto dunque del "fattore demografico (più nati e più residenti richiedono un più alto numero di abitazioni con le uniche città italiane in crescita che sono Milano, Bologna e Firenze), dei tassi di interesse (che quando crescono, aumenta il costo dei mutui impedendo alle giovani coppie l'acquisto di casa facendo crescere la richiesta di case in affitto), dell'inflazione (con i canoni a lungo termine indicizzati registrando in questi tempi aumenti nell'ordine dell'11%), della capacità di attrazione di alcune città (dove se aumenta la domanda e non aumenta l'offerta, il costo degli affitti sale), della qualità del sistema universitario (in Italia ci sono oltre 100 Università ma se sempre più studenti scelgono Milano, Bologna, Roma e Firenze, aumenta il numero di fuori sede)".

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