Chi inquina paga: via libera alla direttiva europea sui crimini ambientali
Il Parlamento europeo ha approvato misure e sanzioni per contrastare la criminalità ambientale. Ampliato anche il numero di reati
Incendi, dispersione di rifiuti pericolosi, contaminazione delle acque. D’ora in poi non saranno solo brutte notizie sui quotidiani, ma veri e propri reati sanzionati dall’Unione Europea.
La votazione finale si è tenuta ieri a Strasburgo ed è stata approvata con larga maggioranza: 499 voti a favore, 23 astensioni e 100 voti contrari.
Ma di quali reati stiamo parlando? Tutte le azioni criminali che possono provocare danni, oltre che alla salute delle persone, anche al suolo, agli ecosistemi, alla qualità dell’aria, alla flora e alla fauna. Una delle novità della direttiva è proprio l’introduzione dei reati cosiddetti “qualificati” - ad esempio gli incendi boschivi su vasta scala o l'inquinamento diffuso di aria, acqua e suolo - che degradano gli ecosistemi e costituiscono quindi un ecocidio.
Inoltre il testo comprende anche un ampliamento dei reati penali, che da 9 passano a 18, come il commercio illegale di legname, l'esaurimento delle risorse idriche, le gravi violazioni della legislazione europea sulle sostanze chimiche e l'inquinamento provocato dalle navi.
Più i crimini saranno gravi, più severe saranno le sanzioni. Per i cosiddetti reati qualificati, il massimo è di 8 anni di reclusione, per quelli che causano la morte di persone anche 10 anni. Nel caso di enti pubblici, associazioni, società private, invece, le sanzioni possono essere pari al 5% del fatturato annuo mondiale o in alternativa possono arrivare a 40 milioni di euro.
A queste si possono poi sommare misure supplementari, come l’obbligo per chi compie un reato contro l’ambiente a ripristinare i danni causati o a compensare i costi che sono derivati dalla sua distruzione.
Misure severe ma giuste. Forse così ci penseremo due volte prima di fare del male al nostro Pianeta.
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