FINO AL 24 MARZO

Yayoi Kusama ipnotica e visionaria: l'attesa mostra a Bergamo

L'artista giapponese fenomeno pop globale protagonista di "Infinito presente" a Palazzo della Ragione fino al 24 marzo 2024

20 Nov 2023 - 08:21
 © Roberto Marossi

© Roberto Marossi

Bergamo accoglie la magia pop di Yayoi Kusama con la mostra più attesa dell'anno, "Infinito presente". L'artista giapponese, oggi 94enne, è la più popolare del mondo secondo il prestigioso magazine The Art Newspaper e porta a Palazzo della Ragione fino al 24 marzo 2024 "Fireflies on the Water", una delle sue Infinity Mirror Room più iconiche. Esposta per la prima volta in Italia, l’opera proviene dalla collezione permanente del Whitney Museum of American Art di New York e regala una sorta di smarrimento quasi allucinatorio, una perdita di sé stessi in una dimensione diversa e meditativa. Un'esperienza per i visitatori da fruire in solitudine per un breve lasso di tempo (un minuto) nella stanza, come se un istante del presente potesse essere infinito.

L’evento, promosso da The Blank Contemporary Art in intesa culturale con il Comune di Bergamo, si svolge in occasione di Bergamo Brescia Capitale Italiana della Cultura 2023 ed è parte del programma del Festival di Arte Contemporanea ARTDATE, organizzato da The Blank e Palazzo Monti nelle città di Bergamo e Brescia.

Come ha spiegato il curatore Stefano Raimondi, fondatore e direttore di The Blank Contemporary Art "Yayoi Kusama è un’artista amata in modo trasversale da più generazioni e pubblici, capace di meravigliare e stupire, e l’opera Fireflies on the Water è sicuramente la più adatta a sottolineare le tematiche che accompagnano Bergamo Brescia nell’anno della Capitale Italiana della Cultura, che affrontano i temi della resilienza e della cura, per aprirsi infine a una nuova dimensione piena di luce, energia e a sconfinate possibilità".

Mostra da record

 Il successo della mostra è partito poco dopo l'annuncio dell'apertura. Lo dimostrano i numeri. A poco meno di tre mesi dall'inizio, per soddisfare la continua richiesta di biglietti, da tempo esauriti, gli organizzatori, in accordo con il Whitney Museum of American Art di New York, avevano deciso di prorogare la fine della mostra, inizialmente prevista per il 14 gennaio, al 24 marzo aggiungendo altri biglietti. Sono già 60mila le prenotazioni.

L'esposizione "Infinito futuro"

  Con un allestimento curato da Maria Marzia Minelli, la mostra si snoda lungo un itinerario che approfondisce la ricerca di Yayoi Kusama attraverso poesie, filmati, libri e documentazioni, creando infine uno spazio di condivisione fisica dell’esperienza vissuta. Il fulcro della mostra è Fireflies on the Water, una installazione dalle dimensioni di una stanza pensata per essere vista in solitudine, una persona alla volta. L’opera consiste in un ambiente buio, le cui pareti sono rivestite di specchi; al centro, si trova una pozza d'acqua, che trasmette un senso di quiete, in cui sporge una piattaforma panoramica simile a un molo e 150 piccole luci appese al soffitto che, come suggerisce il titolo, sembrano lucciole. Questi elementi creano un effetto abbagliante di luce diretta e riflessa, emanata sia dagli specchi che dalla superficie dell'acqua.

Lo spazio appare infinito, senza cima né fondo, inizio né fine. Come nelle prime installazioni di Yayoi Kusama, tra cui l’Infinity Mirror Room (1965), "Fireflies on the Water" incarna un approccio quasi allucinatorio alla realtà. Sebbene legata alla mitologia personale dell'artista e al processo di lavoro terapeutico, quest’opera si riferisce anche a fonti varie come il mito di Narciso. Il luogo che accoglie l’installazione è ovattato nelle luci e nei suoni e l’arrivo alle soglie della stanza ha la valenza di un atto meditativo, di una contemplazione capace di portare il pubblico in una dimensione altra e diversa, un invito ad abbandonare il senso di sé e ad arrendersi a una sorta di magia meditativa.

L'arte e la vita di Yayoi Kusama

   Nata in Giappone, a Matsumoto, nel 1929, fin da bambina Kusama comincia ad avere delle allucinazioni uditive e visive. Come la stessa artista ha raccontato è iniziato tutto in un campo di fiori: “C’era una luce accecante, ero accecata dai fiori, guardandomi intorno c’era quell’immagine persistente, mi sembrava di sprofondare come se quei fiori volessero annientarmi”. L’arte si rivela fin da subito un elemento necessario e terapeutico, con la quale gestisce le sue problematiche. I suoi genitori, tuttavia, non accettano la sua passione, tanto che sua madre distrugge i suoi disegni prima che lei riesca a terminarli. È proprio per questo motivo che una delle prime forme d’arte sono i pois, elementi veloci da disegnare.

Dedicandosi con grande dedizione allo studio dell’arte, nonostante il parere contrario della famiglia, rimase colpita dai dipinti dell’artista Georgia O’Keeffe, moglie di Alfred Stieglitz, e decise di scriverle. Fu proprio dopo aver ricevuto la sua risposta che Yayoi Kusama si trasferì nel 1958 negli Stati Uniti (a Seattle e New York). Qui all’inizio trova notevoli difficoltà nell’ambiente artistico, sia perché fortemente maschilista, sia per le sue origini giapponesi, ma ben presto comincia a farsi notare con le sue opere. Già negli anni sessanta consolida la sua posizione nell’avanguardia newyorkese e viene considerata una rivoluzionaria per l’epoca. Dopo aver raggiunto la fama in tutto il mondo, nel 1973 Yayoi Kusama torna in Giappone e nel 1977 si fa ricoverare spontaneamente in un istituto psichiatrico dove vive ancora oggi. Ma questo non le ha in alcun modo impedito di affittare un atelier davanti all’ospedale, in cui si reca ogni giorno per dipingere. In questi anni infatti ha continuato a lavorare, collaborando anche con celebri marchi di moda, e a dedicarsi completamente alla sua ricerca, dipingendo quadri e scrivendo romanzi e poesie

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