Il mare evoca il viaggio, l’esplorazione, l’avventura, anche in senso metaforico. E’ il quadrante del viaggio, luogo da cui si parte verso mete sconosciute.
"Arrivo nel luogo dove la terra sotto i piedi è sconosciuta.
Arrivo nel luogo dove il cielo sopra di me è nuovo.
Arrivo in questa terra che sarà la mia dimora.
O Spirito della terra, lo Straniero offre a te il suo cuore
come alimento."
Recita così una preghiera dello straniero.
Un ininterrotto peregrinare sottolineato dallo stesso Paul Gauguin, con le sue domande senza risposta: "Da dove veniamo? Chi siamo? Dove andiamo?”, scritte nell’opera considerata il suo testamento, e che precedette il suo tentato suicidio con l’arsenico, esposta per la prima volta in Italia, a palazzo Ducale.
Quattro metri che nelle intenzioni dell’artista raccontano come "questa tela vada oltre a tutte le precedenti per la qualità, ma penso inoltre che non dipingerò mai una di migliore e dello stesso livello... Prima di morire volevo dipingere una vasta tela che avevo in mente e lavorai giorno e notte per l'intero mese, come preso nel vortice di una profondissima febbre."
Un viaggio nel quale vi trasfigureranno i quaranta capolavori di Vincent Van Gogh e i suoi dieci disegni. Rappresentano un vivere profondo e "selvaggio", contrapposto alla visione romantica di Gauguin, in fuga da quella Francia che, nella sua Provenza, imprigionerà Van Gogh, in un viaggio anche ai confini della pazzia, come ci ricordano le opere che raffigurano l'ospedale di Saint-Rémy, o che indicano altri orizzonti dove i corvi neri volteggiano sui campi dorati di grano.