In mostra a Mosca tutta la produzione artistica della performer
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L'artista senza limiti
Marina Abramovic nasce a Belgrado nel 1946. La sua è una produzione artistica intrisa di violenza. Non potrebbe essere diversamente per la performer serba. Conosce bene la sofferenza che la propria terra ha subìto e inflitto.
Dal 1980 al 1983 si trasferisce in Australia. Poi è la volta della Cina, la Francia, i Paesi Bassi. Vive ad Amsterdam. E’ considerata un’artista di punta, protagonista della scena culturale negli ultimi trent’anni. Il corpo è l’oggetto del suo lavoro. Ne ha fatto il luogo fisico e spirituale di indagine artistica. Un lavoro che non esita a varcare i confini del dolore. Un modo per conoscere, per conoscersi.
Nel corso di una intervista, concessa tempo fa disse: "Aborigeni e abitanti del Togo e di altri luoghi in Africa, le cosiddette culture primitive, hanno rituali che tendono a spostare in avanti i propri limiti.
Perché si fanno questi tagli sulla propria pelle, che richiedono una grande sofferenza? Perché solo quando realmente ti confronti con queste sofferenze, la paura di morire, i tuoi limiti fisici, puoi davvero liberarti da loro”.
Nel 1997 ha vinto la Biennale di Venezia con una delle sue performance più note, Balcan Baroque, nel corso della quale ripuliva ossessivamente un cumulo d’ossa da brandelli di carne. Marina Abramovic insegna Arte della Performance a Braunschweig, in Germania. Il suo corso è uno dei più ambiti a livello internazionale dalla nuova generazione di performers.
La mostra in corso a Mosca, e alla quale si riferisce il servizio, ripercorre l’intera produzione artistica di Marta Abramovic.