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Macerie prime, la "fatica di crescere" secondo Zerocalacare

Dopo il reportage Kobane Calling, diventato un best seller con una tiratura di 100.000 copie, in cui raccontava l'esperienza sul confine di guerra turco-siriano, esce il nuovo graphic novel del fumettista romano

Macerie prime, la
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Crescere è complicato, ogni giorno la vita ci impone di prendere decisioni che hanno conseguenze nel futuro.

Pensare a noi stessi, invece che agli altri, sembra la scelta più semplice, ma non sempre quella giusta. E' questa una delle tematiche al centro dell'ultimo lavoro di Zerocalcare. Dopo il reportage Kobane Calling, diventato un best seller con una tiratura di oltre 100mila copie, pubblicato nel 2016 da BAO Publishing, in cui raccontava l'esperienza sul confine di guerra turco-siriano, è appena uscito Macerie Prime, 192 pagine in cui Michele Rech, in arte Zerocalcare, racconta la difficoltà di crescere e di scoprire il proprio ruolo nella società senza perdere i legami con il proprio passato.

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Cosa hai voluto raccontare in questo libro?
Gli anni passano e volevo narrare la storia delle persone attorno a me. Quando ho iniziato a disegnare molti dei miei amici stavano ancora studiando: la questione del lavoro era marginale. Ora, dopo  otto anni, la realtà è ben diversa: la paura di non trovare un impiego stabile è palpabile.

In Macerie Prime scompare l'armadillo, un personaggio storico nelle tue strisce, e appare al suo posto il panda. Come mai questa scelta?
Nei momenti di crisi che ho attraversato, la gente mi consigliava di pensare più a me stesso e fare scelte un po' egoiste, sicuramente più facili da prendere. Il panda, animale solitario e autosufficiente, è espressione di questo comportamento, ma certo non è detto che sia quello giusto per entrambi i libri.

Un volume diviso in due parti...
Sì. Tra sei mesi uscirà la seconda parte. All'interno della storia, infatti, c'è una pausa e volevo che anche il lettore vivesse lo stacco temporale. Il secondo motivo è materiale: se non lo avessi separato, sarebbe diventato di oltre 400 pagine.

Zerocalcare approderà anche al cinema?
 Proprio così, è in uscita il film tratto dal mio primo libro, La profezia dell'armadillo, al quale ho partecipato scrivendo la sceneggiatura. Ci tengo a precisare, però, che la pellicola sarà diversa dal fumetto, al quale è liberamente ispirata: sono quindi molto curioso di andarlo a vedere.

Com'è cambiata la tua vita negli ultimi anni? Come cerchi di conciliare l'impegno civile con quello professionale?
Sono sempre stato molto attivo nei centri sociali. Oggi continuo a seguire le cause che mi stanno a cuore in base al tempo che riesco a ritagliarmi, ma anche nei fumetti cerco di far trasparire il mio attivismo raccontando quello che vedo.

Quante ore disegni al giorno?
Se siamo vicino all'uscita di un libro anche dalle nove del mattino fino alle due di notte, sette giorni alla settimana. Per fortuna non è come lavorare in fabbrica e fisicamente è sostenibile. Amo disegnare, non so fare altro: vivere di quello che piace fare è una grande fortuna.

Quali sono i libri preferiti da Zerocalcare?
Leggo tanti fumetti e sono un appassionato del genere noir americano e di scrittori come Don Winslow e Elmore Leonard. Leggo anche tanti classici come José Saramago, uno dei miei preferiti.

Graphic novel, un genere nobilitato anche in Italia?
Mi sembra di sì. Anche qui comincia a passare l'idea che il fumetto non sia solo un prodotto di intrattenimento. Siamo però ancora lontani rispetto alla considerazione che questo genere possiede all'estero, come ad esempio in Francia.

Che rapporto hai con i lettori?
Gli sono molto riconoscente. Incontrarli e avere un confronto partecipato, anche di solo pochi minuti, è il carburante per continuare a disegnare.

Il disegno-autografo più assurdo che hai fatto?
Una volta un fan mi chiese di disegnare il nonno da giovane, partendo da una fotografia che lo immortalava ottuagenario. Un'altra volta, invece, mi chiesero il ritratto di un neonato con il corpo di Batman: spero siano rimasti entrambi soddisfatti del lavoro.