© Ela Bialkowska OKNO studio
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Nella doppia sede di Palazzo Strozzi e del Museo di San Marco oltre 140 opere dell'artista simbolo del Quattrocento fiorentino tra dipinti, disegni, miniature e sculture
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Ci sono voluti quattro anni di lavoro, ma ne è valsa la pena. Palazzo Strozzi e il Museo di San Marco aprono le porte a Beato Angelico con una grande mostra nelle due location, in cui sono raccolte oltre 140 opere dell'artista simbolo del Quattrocento fiorentino tra dipinti, disegni, miniature e sculture provenienti da prestigiosi musei del mondo. Un’operazione che ha eccezionale valore scientifico e importanza culturale, grazie anche a un’articolata campagna di restauri e alla possibilità di riunificare pale d’altare smembrate e disperse da più di duecento anni. Fino al 25 gennaio 2026 l'esposizione offre un'occasione unica per esplorare la straordinaria visione artistica del frate pittore in relazione a un profondo senso religioso, fondato su una meditazione del sacro in connessione con l’umano.
La mostra affronta la produzione, lo sviluppo e l’influenza dell’arte di Beato Angelico e i suoi rapporti con pittori come Lorenzo Monaco, Masaccio, Filippo Lippi, ma anche scultori quali Lorenzo Ghiberti, Michelozzo e Luca della Robbia. A cura di Carl Brandon Strehlke, Curatore emerito del Philadelphia Museum of Art, con Stefano Casciu, Direttore regionale Musei nazionali Toscana e Angelo Tartuferi, già Direttore del Museo di San Marco, la mostra arriva dopo 70 anni dall'ultima monografica destinata all'artista. Un'occasione unica per ammirare opere concesse in prestito da istituzioni come il Louvre di Parigi, la Gemäldegalerie di Berlino, il Metropolitan Museum of Art di New York, la National Gallery di Washington, i Musei Vaticani, la Alte Pinakothek di Monaco, il Rijksmuseum di Amsterdam, oltre a biblioteche e collezioni italiane e internazionali, chiese e istituzioni territoriali.
Le opere di Beato Angelico esposte a Palazzo Strozzi evidenziano le tappe della carriera dell'artista: dagli esordi influenzati dallo stile tardogotico fino alla maturità con le grandi pale d'altare. L'opera esposta al Museo di San Marco invece, torna ai luoghi per cui è stata creata. Al suo interno è custodita la più vasta collezione al mondo di opere del Beato Angelico. . Il percorso espositivo comprende inoltre ulteriori opere di eccezionale valore storico e artistico, come il Cenacolo di Domenico del Ghirlandaio, i dipinti su tavola di Paolo Uccello, Fra Bartolomeo, Giovanni Antonio Sogliani e della Scuola di San Marco, insieme ad alcune preziose terrecotte dei Della Robbia e alla collezione del lapidario della Firenze antica.
Celebre per un linguaggio che, partendo dall’eredità tardogotica, si apre con sensibilità ai principi della nascente arte rinascimentale, Beato Angelico (Guido di Piero, poi Fra Giovanni da Fiesole; Vicchio di Mugello, 1395 circa – Roma, 1455) ha saputo coniugare la profondità spirituale con l’innovazione artistica. Le sue opere, celebri per la maestria nella resa prospettica, nell’uso sapiente della luce e nel delicato rapporto tra figure e spazio, rivelano una pittura che unisce rigore teologico e grazia poetica. Le cromie luminose, l’armonia delle composizioni e l’intensità espressiva dei volti conferiscono alle sue scene una dimensione contemplativa, capace di trasmettere emozione e spiritualità.