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Zibibbo di Pantelleria, patrimonio dell'umanità

06 Giu 2016 - 15:36
 © ufficio-stampa

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Il territorio e la produzione
Sull'isola di Pantelleria sopravvivono ancora oggi i terrazzamenti di origine araba sui quali veniva storicamente piantata la vite: essi sono una caratteristica distintiva della produzione pantesca che si è adattata all'ambiente unico dell'isola. La produzione di Zibibbo è cresciuta tra le ostilità di un terreno isolare aspro e scosceso e le opportunità che lo stesso offre invece alla viticoltura: la sua porosità – dovuta in larga parte alla sua natura vulcanica- assorbe l'umidità della notte per poi rilasciarla alla pianta. I produttori di Zibibbo lavorano ancora manualmente, talvolta ricorrendo ad attrezzi da traino e muli, contribuendo all'unicità di un prodotto frutto di secoli di storia. Per proteggere il vitigno dai forti venti costieri, lo Zibibbo viene coltivato ad alberello molto basso (gobelet), poggiato in una conca in modo che la vegetazione tocchi praticamente il terreno e formi una barriera a venti e salsedine.
La particolarità di questa produzione è tale da essere stata inserita nel Patrimonio dell'Unesco nel Novembre 2014; un traguardo d'eccezione se si pensa che è la prima volta che una pratica agricola viene iscritta nella lista Unesco. L'essiccazione delle uve, per ottenere i vini passiti, può avvenire lasciando i grappoli sulla pianta oltre il periodo di maturazione o adagiando le uve di Zibibbo al sole sui "sinnituri", i tradizionali graticci in legno direttamente esposti a sud.
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Che cos'è lo zibibbo
Il termine Zibibbo è utilizzato per definire il vitigno Moscato d'Alessandria, ma più comunemente si riferisce al vino liquoroso che ne viene ricavato. Appartenente al gruppo del Moscato, lo Zibibbo o Moscato d'Alessandria è un vitigno originario dell'Egitto, introdotto sull'isola di Pantelleria dai Fenici nell' VIII secolo avanti cristo. A differenza del Moscato bianco, diffusissimo in quasi tutto il territorio italiano, il grappolo di Zibibbo è leggermente più grande e possiede acini leggermente ovoidali dalla buccia più spessa. La natura del termine “Zibibbo” richiama la storia di Pantelleria, un'isola meta, fin dall'antichità, dei principali commerci mediterranei: essa deriva infatti da “zibib” un termine arabo che significa “uva passa” o “uvetta” e che evidentemente si riferisce alle caratteristiche del vitigno che ben si presta all'essiccazione e alla sovra-maturazione dalle quali nasce una dei prodotti vitivinicoli di punta del sud Italia. Dal vitigno Zibibbo nasce non solo lo Zibibbo IGT, ma anche l'insieme di vini ascritti alla DOC “Pantelleria” come il Moscato di Pantelleria e il Passito di Pantelleria. Nel 1997 le principali aziende produttrici hanno costituito il Consorzio Volontario di Tutela e Valorizzazione dei vini a DOC dell'Isola di Pantelleria che, oltre alla ricerca e alla promozione del prodotto vitivinicolo, vuole recuperare i tradizionali terrazzamenti di origine araba su cui lo Zibibbo è coltivato, con lo scopo di mantenere vivo l'eno-sistema storico così particolare che caratterizza questa produzione.
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La storia
La storia dello Zibibbo si intreccia con quella di un'isola che ha visto l'arrivo di civiltà e culture diverse, ciascuna capace di lasciare un segno del suo passaggio. Fin dall'arrivo a Pantelleria per opera dei Fenici, il vitigno Zibibbo fu piantato sull'isola, dando il via a una delle produzioni vitivinicole più antiche d'Italia. L'arrivo degli arabi contribuì alla costruzione dei primi terrazzamenti ancora in larga parte utilizzati oggi. Nonostante l'asprezza della costa e la difficoltà dei collegamenti abbiano ostacolato lo sviluppo del commercio in era moderna, i vini panteschi ed in particolare lo Zibibbo vivono oggi un'epoca di vivo rilancio anche internazionale.

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