UN LUOGO ICONICO

A cena nella storia del Cinema

A Milano ha riaperto l’osteria all’interno di uno dei primi cinema d’Italia, lo storico Cinema Anteo, con un menu che s’ispira ai film più famosi

07 Dic 2021 - 07:00
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Lo storico Cinema Anteo Palazzo del Cinema è un luogo che si distingue nel panorama culturale milanese e nazionale, non solo per essere uno dei più importanti cinema d’essai dei primi anni ottanta, ma anche perché i registi più innovativi, oggi considerati maestri, sono passati sullo schermo di Anteo quando ancora erano sconosciuti. Fu uno dei primi cinema d'Italia a guidare la rivoluzione culturale del dopoguerra, proiettando le opere neorealistiche, di forte impatto sociale e i film stranieri, per anni oscurati dal regime, indi fino ad allora sconosciuti.

E proprio qui, al suo interno, ha finalmente riaperto MIRO - Osteria del Cinema, il ristorante il cui nome richiama il “mirare” ovvero guardare con ammirazione, desiderio, passione: l'obiettivo è quello di riportare a nuova luce un palazzo che ha fatto la storia di Milano e, alla fine, stupire. E Miro è anche un richiamo origini Milano-Romagna dei due soci fondatori, Andrea Vignali e Michele Siepi.

Grandi appassionati di cibo e di cinema, Andrea Vignali, la parte più creativa, dopo un master in International Food & Beverage Management fra Torino e Parigi, ha lavorato prima in ALMA - La Scuola Internazionale di Cucina Italiana di Colorno, e poi a Parigi, in un'agenzia creativa. Michele Siepi, la parte più imprenditoriale, dopo diverse esperienze in ristorazione di lusso italiana, gestisce un suo ristorante a Rimini dal 2016.

L'osteria è stata ricavata per una sessantina di coperti su due livelli nello spazio che negli anni ’30 era destinato al palco (al piano terra), ai camerini degli artisti (al primo piano) e ai Comandi Luce del Cinema Teatro d'Annunzio (nel seminterrato). Per questo, una grande quinta illuminata accoglie chi entra, come il vero e proprio sipario di un cinema. Tutt'intorno, il palcoscenico è color rosso porpora, come si usa in teatro, e in alto, nella sala principale, vi è un tavolo sospeso apparecchiato, installazione unica che invita gli avventori ad accomodarsi.

Il menu di MIRO

Il menu stesso prende spunto dai film più famosi e si intreccia, dagli antipasti al dolce, con i nomi tipici del linguaggio cinematografico: dal prologo per gli antipasti, al primo tempo e secondo tempo per le portate principali, all’epilogo per i dolci.

Da Ratatouille (con zucchine, melanzane e pomodori) a L'amore è cieco (una tartelletta con zucchine, provola affumicata e basilico) o Ciak (il dessert con cioccolato, pop corn, mango, lampone), piatti signature che cambiano con la stagionalità degli ingredienti, ma anche Bianco, Rosso e Verdone (ovvero una tartare di pomodoro con burrata e salsa al basilico) o Eurotrip (plin alle erbe, beurre blanc, aringa affumicata e pickles).
Anche la lista dei vini ha un chiaro riferimento al mondo del cinema: una piccola sezione è dedicata ai personaggi di questo mondo che sono anche produttori di vino.

Il Giardino Segreto

Torna accessibile anche il giardino interno, un luogo nascosto che fa parte del complesso dell'antico convento benedettino del 1496. Qui, il verde è dominato da un fico selvatico, il “fico del partigiano”. Il nome deriva dal fatto che, invece di espandersi in larghezza come da prassi, l’albero è cresciuto in altezza per scavalcare il muro di quello che fu il Palazzo del Fascio e arrivare alla luce.

Lo spazio è stato decorato grazie a un intervento di recupero e di riutilizzo di materiali presenti in loco, come delle vecchie porte che fungono sia da arredo che da divertenti tavolini. È un rifugio all'aperto dove bere cocktail, tra antichi cimeli e bobine storiche, riportate alla luce. Riferimenti chiari a tanti film iconici, come il Vesper Martini, il preferito dell'amato James Bond e diversi altri cocktail “da star” in lista.

All’imbrunire, sul telo a cielo aperto vengono proiettati tanti classici del cinema, omaggio silente al mondo che custodisce questo giardino segreto, uno spazio recuperato e restituito alla città in tutta la sua bellezza secolare.

Di Indira Fassioni 

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