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Usa, studiosi del Wisconsin: “Mucche felici, latte più nutriente”

Secondo uno studio dellʼUniversità di Madison, allevare gli animali in buone condizioni aumenta la serotonina

La qualità del latte dipende direttamente dall'umore delle mucche che lo producono.

E' quanto emerge da una ricerca dell'Università del Wisconsin di Madison appena pubblicata. Gli esperimenti hanno dimostrato che il modo più efficace per ottenere un buon latte consiste nel trattare gli animali nel miglior modo possibile, permettendo loro di crescere all'aperto anziché in stalle sovraffollate. Ma non è tutto perchè il latte in questione, già dolce e nutriente di per sé, eviterebbe di essere zuccherato artificialmente.

Raggiungere uno stato di serenità ed equilibrio tra i vari fattori che compongono la vita: questo è lo scopo di tutti gli esseri viventi. E' un tema eterno, quello della felicità. Un diritto inalienabile dell'uomo e, perché no, anche degli animali. Secondo l'Università del Wisconsin di Madison, le mucche che vengono allevate in buone condizioni producono un latte più genuino rispetto a quelle che crescono al chiuso. L'associazione è stata dimostrata grazie a un esperimento basato sulla somministrazione di un composto chimico, la serotonina, i cui livelli variano in base allo stato dell'umore.

Gli scienziati di Madison hanno preso in esame 24 mucche, 12 di razza Holstein e 12 di razza Jersey (queste ultime molto comuni nell'ambito dei bovini da latte), trattandole con infusioni di serotonina subito dopo il parto. Dallo studio, pubblicato sul Journal of Endocrinology, è emerso che i livelli assoluti di calcio erano più alti negli animali che avevano subito l'esperimento. 

La scoperta può essere utile per prevenire l'impoverimento del latte. Secondo gli esperti, gli animali che crescono al chiuso non sviluppano calcio sufficiente nel sangue e per far fronte a questo problema gli allevatori devono ricorrere a rimedi farmacologici. In alcuni casi si arriva a dolcificare il latte con dosi di zucchero e derivati che vanno ben oltre la soglia raccomandata. Con possibili ripercussioni sulla salute dei bambini e dei consumatori in generale.