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Orsi polari, con il caldo rischiano di morire di fame

A causa delle temperature più elevate nell'Artico, c'è sempre meno ghiaccio e questi animali sono costretti a stare più tempo sulla terraferma, non riuscendo a procurarsi abbastanza cibo 

Orsi polari, con il caldo rischiano di morire di fame  - foto 1
-afp

Gli orsi polari rischiano di morire di fame.

Nell'Artico, a causa del clima più caldo, il periodo senza ghiaccio continua a estendersi. Il cambiamento climatico costringe questi animali a rimanere più a lungo sulla terraferma, avendo meno possibilità di procurarsi il cibo necessario, nonostante la loro capacità di adattare la dieta. L'allarme è lanciato dallo studio condotto dal Servizio geologico di Anchorage in Alaska, in collaborazione l'Università di Washington negli Stati Uniti e pubblicato sulla rivista "Nature Communications".

Orsi polari, con il caldo rischiano di morire di fame  - foto 2
Tgcom24

 

 "Poiché gli orsi polari sono costretti con sempre maggiore anticipo a ritirarsi sulla terraferma a causa dello scioglimento dei ghiacci, si interrompe il periodo in cui acquisiscono la maggior parte dell'energia di cui hanno bisogno per sopravvivere", osserva Anthony Pagano, che ha guidato la ricerca. 

 

Quest'ultima ha monitorato per tre anni le infruttuose strategie di sopravvivenza alle temperature più elevate tentate da venti orsi polari.  Per capire quali strategie possano funzionare, i ricercatori hanno posto dei collari Gps dotati di telecamere su questi animali che sono anche stati periodicamente pesati e seguiti per più di tre anni, tra il 2019 e il 2022.

 

Per sopravvivere alla fase calda, sulla terraferma, gli orsi hanno adottato varie strategie: alcuni di loro hanno scelto di entrare in una sorta di letargo estivo riducendo gli spostamenti e consumando così poca energia, altri hanno tentato di cercare foche nuotando, e altri ancora di predare uccelli o mammiferi, oppure carogne, alghe e bacche. 

 

Tuttavia, diciannove orsi su venti hanno continuato a registrare drammatiche perdite di peso, pari a circa un chilo al giorno, e solo uno è riuscito a ingrassare, perché aveva trovato la carcassa di una foca spiaggiata.

 

"Con ulteriore aumento periodi caldi, scomparsa orsi polari quasi certa"

 Questi animali hanno necessità di cibo molto grasso, come le foche, mentre tutte le altre strategie li portano inesorabilmente a perdere peso. Secondo i ricercatori americani, un ulteriore aumento dei periodi caldi senza ghiaccio rischierà, dunque, di portare quasi certamente gli orsi polari alla scomparsa per assenza di cibo. 

 

 

Le abitudini degli orsi polari stanno cambiando

 Gli orsi polari passano gran parte della loro vita sui ghiacci e il loro cibo abituale sono le foche che riescono a cacciare muovendosi tra i blocchi di ghiaccio galleggianti, ma i cambiamenti climatici in atto stanno obbligando questo grande predatore a dover cambiare le abitudini. Rispetto a poco più di un decennio fa, i periodi senza ghiaccio nella Baia di Hudson, in Canada, sono aumentati di tre settimane e spingono questi animali a vivere sulla terraferma per circa 130 giorni e dunque a dover cercare per più tempo forme di cibo alternative. 

 

 

Studio tedesco:"Ondate di calore nell'Artico hanno effetti pesanti su orsi ed ecosistema"

 Le ondate di calore marine nell'oceano Artico stanno già diventando la norma, con effetti pesanti non solo sugli orsi polari, ma sull'intero ecosistema. È quanto afferma un altro studio pubblicato su "Nature Communications" e guidato dall'Università di Amburgo, in Germania.

 

La ricerca ha dimostrato per la prima volta che le ondate di caldo si verificano quando il ghiaccio marino si scioglie presto e rapidamente alla fine dell'inverno, accumulando energia termica nell'acqua. Tra il 2007 e il 2021, le zone periferiche dell'Oceano Artico hanno subito undici ondate di caldo, durate in media 37 giorni e caratterizzate da un aumento della temperatura di circa 2,2 gradi rispetto alla media stagionale. A partire dal 2015, ogni anno è stato scandito da ondate di caldo: la più intensa si è verificata nel 2020, quando il fenomeno è durato per ben 103 giorni, portando a un aumento delle temperature di circa 4 gradi sopra la media.  

 

 

 

 

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