Nel giorno del compleanno di Trump, il dialogo tra Mosca e Washington per provare a raffreddare la crisi in Medio Oriente. Il nodo resta il nucleare iraniano
di Paola NurnbergCinquanta minuti di dialogo aperto tra Mosca e Washington. L’occasione per alzare la cornetta: i 79 anni di Donald Trump, compiuti ieri, con la speranza di evitare una pericolosa escalation in Medio Oriente. È il momento delle grandi potenze, ed è soprattutto quello di Vladimir Putin, presenza ingombrante per la guerra in Ucraina ma interlocutore privilegiato nei rapporti con Teheran, rafforzati dal sodalizio nella guerra in Siria e fornitore dei droni che Mosca usa contro Kiev.
Prima di parlare con Donald Trump, il presidente russo aveva già sentito il presidente iraniano Pezeshkian e il premier israeliano Netanyahu, esprimendo solidarietà al primo mentre al secondo, pur condannando l’attacco contro l’Iran, aveva offerto comprensione per la grande comunità russofona che vive in Israele.
Sia Mosca sia la Casa Bianca credono sia ancora possibile riattivare i negoziati americani sul nucleare iraniano, abbandonati dopo il blitz di Tel Aviv, ma entrambi sanno bene che senza un accordo importante è a rischio la stabilità regionale.
"Gli Stati Uniti sono pronti a reagire con tutta la forza se l’Iran colpirà i nostri interessi", ha detto Trump. Ma, secondo il sito di politica Axios, al momento l’intenzione è quella di tenersi fuori da un conflitto attivo. Trump, che teme un indebolimento interno, ieri ha trascorso la giornata di festa con Melania alla grande parata militare che si è tenuta nella capitale. Un evento in grande stile, fortemente voluto da lui, dove non sono mancate contestazioni e arresti.