Alla vigilia dell'apertura, il fulmine a ciel sereno di un appello sottoscritto da 89 fra intellettuali, cantanti, attori, giornalisti e naturalmente scrittori, inviato all'Associazione italiana degli editori
di Francesca RomanelliL'ultima polemica arriva da Roma, e riguarda la rassegna "Più libri più liberi", la fiera nazionale della piccola e media editoria che sino all'Immacolata - alla Nuvola, in zona Eur - vede 604 espositori da tutta Italia. Alla vigilia dell'apertura, il fulmine a ciel sereno di un appello sottoscritto da 89 fra intellettuali, cantanti, attori, giornalisti e naturalmente scrittori, inviato all'Associazione italiana degli editori. Nomi famosi - come Scurati, Barbero, Zerocalcare, che poi ha anche annunciato di non partecipare all'evento, e molti altri - scrivono di essere "rimasti sorpresi nello scoprire che tra gli stand" abbia trovato spazio una piccola casa editrice dedita dichiaratamente al "punto di vista del pensiero identitario" ma i cui testi esalterebbero esperienze e figure del pantheon neofascista, aggiungono i firmatari. Se opportuno ospitarla è la domanda indispettita che rivolgono all'organizzazione degli editori. Questione che era stata sollevata poco prima dall'ex deputato Pd Fiano che aveva chiesto al Comune di Roma - patrocinante dell'evento - se fosse il caso di ospitare nella rassegna quella casa editrice. In fermento anche la politica, con Fdi a parlare di rischio censura.
L'Associazione italiana editori risponde alla missiva degli 89 a stretto giro, con il suo presidente, Innocenzo Cipolletta: "Della base ideologica sottostante a quella casa editrice non condivido nulla”, ma ha dichiarato e sottoscritto "di riconoscere i valori espressi dalla nostra Costituzione". Non solo, aggiunge: la manifestazione si chiama "Più libri più liberi" perché "si propone come la casa di tutti gli editori, indipendentemente dalla loro linea politica, editoriale e culturale. I capisaldi dell'editoria contemporanea sono due: il diritto d'autore e la libertà di edizione - conclude Cipolletta - Il no ad ogni forma di censura è quindi un no pregiudiziale, che viene prima di qualsiasi altra cosa".