Come in ogni contesa c'è un prima e un dopo: il centrosinistra puntava al 5 a 1 nelle 6 regioni al voto, il finale si chiude in parità. E ovunque vince l'astensione, la maggioranza degli elettori non è andata al voto
di Paolo ScarlataLa Lega brinda al ritrovato fortino veneto. Alberto Stefani stacca di 35 punti l'outsider Manildo, ex sindaco di Treviso. Luca Zaia gli consegna lo scettro regionale, ma i suoi 200mila voti personali sottolineano la permanente stima degli elettori. FdI perde inevitabilmente qualcosa nelle due regioni del Sud dove la coalizione ha tardato a esprimere il candidato governatore. Forza Italia, nonostante tutto, arriva in doppia cifra in Campania, e la sfiora in Puglia. Sull'altro fronte il Pd si conferma come traino del campo largo. Limitati i danni in Veneto, ottiene un voto su quattro in Puglia, e anche in Campania è il simbolo più votato. Il M5S va male in Veneto, ma alza il trofeo di Roberto Fico in Campania, eletto col 60% di preferenze. Non può però intestarsene la vittoria: l’asticella del gradimento si ferma infatti al 9,1%, esattamente la metà di quanto ottenuto dal Pd.
Anche in Puglia, dove trionfa Decaro con quasi 30 punti di vantaggio su Lobuono, il Movimento di Giuseppe Conte, con il 7%, viene superato, pure da Forza Italia e dalla Lega.
Come in ogni contesa c'è un prima e un dopo: il centrosinistra puntava al 5 a 1 nelle 6 regioni al voto, il finale si chiude in parità. E ovunque vince l'astensione, la maggioranza degli elettori non è andata al voto.