Dalla Turchia alle Filippine, dalla Grecia all'America Latina: cortei per i diritti del lavoro, ma anche per la pace e la stabilità globale
di Isabella JoscaIstanbul blindata e manifestazioni proibite. Piazza Taksim – luogo simbolo dello scontro politico – è stata transennata, con strade bloccate e fermate del trasporto pubblico chiuse. Un Primo Maggio di divieti in Turchia, dove le tensioni sono subito sfociate in violenza.
Almeno 400 arresti tra i manifestanti che hanno tentato di forzare i cordoni di sicurezza per raggiungere il centro della città. Per le autorità si tratta di proteste illegali. In piazza lavoratori, studenti e attivisti, non solo per i diritti e il lavoro, ma anche contro la detenzione di Ekrem Imamoglu, sindaco dell’opposizione di Istanbul.
Poche ore prima, scontri anche nelle Filippine: a Manila centinaia di agenti in tenuta antisommossa hanno impedito ai dimostranti di avvicinarsi al Palazzo presidenziale. Al centro delle richieste: l’aumento del salario minimo e la protezione dei posti di lavoro.
Proteste e braccia incrociate anche in Grecia, dove migliaia di persone hanno sfilato ad Atene per chiedere stipendi più alti di fronte all’aumento del costo della vita.
Così, tra bandiere e slogan, scioperi e cortei, feste e rivendicazioni, le piazze del mondo si sono riempite. Dall’Asia all’Europa, fino al Sudamerica: al centro i temi dell’occupazione e dei salari, ma anche i timori per la pace, la stabilità globale e le politiche sociali.
In Francia oltre 250 mila persone sono scese in piazza, così come a Madrid, fresca di blackout, e in molte capitali europee. Grande mobilitazione anche in Venezuela, Brasile e Cuba, dove una marea umana ha invaso fin dall’alba le strade dell’Avana. Non sono mancati concerti e raduni nemmeno in Russia, nonostante la guerra in corso con l’Ucraina.