Speciale Il conflitto in Medioriente
le due storie

Noa e Avinatan, l'abbraccio dopo la prigionia

Lei rapita davanti alle telecamere su una moto, lui ammanettato e strattonato

di Marta Vittadini
16 Ott 2025 - 13:28
01:38 

Noa Argamani e Avinatan Or erano solo due tra le migliaia di vittime della crudeltà di Hamas il 7 ottobre. Eppure lo strazio e le mani tese di quella ragazza portata in motocicletta verso l'inferno, lo sguardo impotente del suo compagno ammanettato e strattonato dai terroristi, sono diventati emblema della gioventù rubata in quell'attacco.

Oggi quelle stesse mani si stringono. Le urla di gioia ed di emozione. "Noa Argamani amore mio", dice lui. Due ragazzi che si abbracciano su un letto: così avrebbe dovuto essere fin dal principio, in quell'appartamento dove stavano progettando di trasferirsi insieme, prima del 7 ottobre. Noa è stata nelle mani dei terroristi per otto mesi: è stata liberata con un blitz, in tempo per dire addio alla madre, malata terminale.

Poteva restare in silenzio, a guarire le sue ferite, Noa, ha scelto di girare il mondo per chiedere di salvare chi era rimasto a Gaza: "Finché il mio compagno non sarà tornato, il mio cuore sarà in prigione", ha detto tra i banchi delle Nazioni Unite. La rivista Time l'ha premiata e messa in copertina: neppure lì, Noa riusciva a sorridere pienamente. Avinatan ha patito una prigionia più lunga, e più dura: ha perso il 30% del suo peso, è stato in isolamento in un tunnel, e non ha mai saputo se Noa fosse viva o meno.

"Finalmente possiamo iniziare entrambi la nostra ripresa insieme, c'è tanta strada da fare, ma abbiamo vinto", scrive Noa sui social. l loro è un lieto fine, ma soprattutto è un nuovo inizio. Pieno di cicatrici, di sofferenza, ma anche di speranza. Per un futuro che ora sembra di nuovo possibile.