Atteso in settimana per ristabilire una linea comune
di Ida Molaro"A fronte di 50 miliardi di utili, è doveroso che i grandi istituti di credito aiutino il settore sanitario, le famiglie e le imprese". A dirlo il leader della Lega Salvini che difende a spada tratta l'idea di tassare gli extraprofitti delle banche per sostenere la finanziaria 2026.
Posizione bocciata da Forza Italia, schierata contro ogni ipotesi di introdurre nuove imposte. Sceglie la terza via Fratelli d'Italia, che punta a una vera e propria una tantum - definita contributo straordinario - da concordare con gli istituti bancari. Ma chi proprio non ci sta sono le banche, rappresentate da Patuelli, presidente dell'Abi, associazione di categoria, che, rispondendo agli attacchi della Lega, sintetizza: "Il concetto di extraprofitto non esiste né in Costituzione né nel diritto italiano. A meno che non ci si riferisca all'industria bellica durante la prima guerra mondiale che - quella sì - in assenza di concorrenza si arricchì enormemente. E in ogni caso, se si guarda agli utili netti e alle tasse già pagate dalle banche, parliamo di imposte sui redditi lordi superiori al 50 per cento".
Parole che hanno provocato la reazione stizzita del Carroccio. "Le banche hanno il dovere morale di restituire al Paese - recita una nota del partito - una parte dei guadagni che sono frutto dell'efficace azione del governo e di commissioni e interessi dei cittadini". Poi l'affondo che suona quasi come una minaccia: "Siamo pronti a rendere ancora più significativo il contributo". Immediata la controreplica del leader degli azzurri Tajani che avverte: "Siamo una forza liberale: il contributo alle banche si può chiedere ma non certo imporre". Atteso in settimana un vertice di maggioranza per ristabilire una linea comune.