Non appare in pubblico l'ayatollah Khamenei nel mirino del Mossad, mentre le piazze tornano a riempirsi di studenti contro il regime
di Luca PesanteColpi sempre più forti sferrati da Tel Aviv al cuore dell'Iran, contro il quartier generale della macchina militare della repubblica islamica, a Teheran, così come all'intera rete del programma nucleare. Cresce d'intensità la guerra lanciata da Israele contro il nemico di sempre. Una guerra che potrebbe durare "settimane, non giorni", come rivelano autorevoli fonti della Casa Bianca. In tre giorni l'aviazione israeliana ha colpito depositi di armi, raffinerie, centrali elettrice e numerose infrastrutture militari, ma si è scagliata prima di tutto contro i siti nucleari, con l'obiettivo di indebolire profondamente il programma nucleare. Il governo ha consigliato di utilizzare anche moschee e stazioni della metropolitana come rifugi per sfuggire ai bombardamenti. Da giorni non appare in pubblico la guida suprema del paese, l'ayatollah Ali Khamenei, nel mirino di un possibile attentato da parte del Mossad, che ha visto due suoi agenti catturati mentre fabbricavano autobomba. Proprio contro la figura carismatica di Teheran si alza la voce della dissidenza interna, che in queste ore è passata dai social network alle strade, riempite soprattutto dagli studenti che da anni contestano il regime.