Il premier israeliano è stretto più che mai nella morsa del fronte di guerra e di quello interno, politico
di Paola NurnbergTra l'incudine e il martello. Il premier israeliano Benjamin Netanyahu è stretto più che mai nella morsa del fronte di guerra e di quello interno, politico. I piani per prendere il controllo temporaneo di Gaza City hanno creato diversi malumori a livello internazionale - anche l'Italia ha condannato il progetto in una dichiarazione congiunta con altri otto Paesi - mentre a Tel Aviv migliaia di persone sono scese in strada per chiedere un passo indietro. "Contestiamo tutte le decisioni che il nostro governo sta prendendo, e lo riteniamo responsabile di tutti i disastri che si sono verificati nell'ottobre 2023", dice un manifestante, mentre cresce l'esasperazione anche tra i parenti degli ostaggi che hanno mangiato come loro, con mezza razione di pane e fagioli in scatola. "Stanno morendo di fame, così non possono sopravvivere, non ne possiamo più!", il grido disperato di un famigliare. Su Netanyahu rischia di abbattersi anche la scure degli alleati di governo. Nel pomeriggio si terrà una riunione d'emergenza del Consiglio di sicurezza dell'Onu, convocata dai membri europei, ma non dagli Stati Uniti. Intanto a Gaza si continua a morire. Almeno 17 le vittime attaccate oggi dall'esercito israeliano, undici erano in attesa di aiuti e viveri.