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Garlasco, perché Stasi fu assolto: tutti i dubbi sulla sentenza della Cassazione

Nuovi sviluppi riportano dubbi sulla condanna definitiva di Alberto Stasi: per i giudici che lo assolsero, il quadro accusatorio era fragile

di Alessio Campana
29 Mag 2025 - 19:41
02:08 

La nuova inchiesta della procura di Pavia sul delitto di Garlasco, che vede Andrea Sempio indagato per l'omicidio di Chiara Poggi, ha riportato alla ribalta tutti i dubbi che per molti hanno accompagnato la sentenza di condanna definitiva di Alberto Stasi. Quei dubbi considerati "ragionevoli" dal tribunale di Vigevano e dalla Corte d'Appello di Milano - che lo assolsero nel 2009 e nel 2011 - e giudicati invece "inesistenti", tre anni dopo, dagli stessi magistrati milanesi e della Corte di Cassazione, che nel 2015 lo ha condannato in via definitiva a sedici anni per l'omicidio della fidanzata Chiara Poggi.

Un delitto commesso tra le 9:12 e le 9: 35 del 13 agosto 2007. Ossia tra l'orario in cui Chiara Poggi disattiva l'allarme della villetta e quello in cui Alberto Stasi accende il computer per lavorare alla tesi di laurea. Un tempo troppo breve per i magistrati di primo e secondo grado, che ritennero provato l'alibi fornito da Stasi: l'allora indagato sostenne infatti di essersi svegliato alle nove e di non essere uscito di casa fino alle 13:30. Una versione lo collocava lontano dalla scena del crimine e che il tribunale di Vigevano ritenne verosimile: i periti infatti stabilirono che quella mattina Stasi, dopo aver acceso il computer alle 9:35, visualizzò immagini dal contenuto erotico e poi, dalle 10:17 fino alle 12:20, lavorò alla tesi di laurea.

Nel frattempo, alle 9:55, parlò col telefono di casa con la madre e fece una serie di chiamate, tutte senza risposta, - tra le 9:44 e le 13:30 - alla fidanzata Chiara, che però era già morta. Per la successiva sentenza di condanna, tuttavia, Stasi ha commesso il delitto proprio tra le 9.12 e le 9.35, cioè tra la disattivazione dell'allarme di casa Poggi e l’accensione del computer per lavorare alla tesi. L'unica finestra non coperta da chiamate o attività del computer.

Ventitré minuti in cui avrebbe aggredito Chiara una prima volta all'ingresso della villetta, per colpirla ancora nella sala, trascinare il corpo fino alla scala che conduce alla cantina, uscire, riprendere la bicicletta e percorrere poco meno di due chilometri per tornare a casa. Una versione accertata oltre ogni ragionevole dubbio, per i magistrati che lo hanno condannato, secondo cui non ci sarebbe spazio per ipotesi alternative, Inverosimile, invece, per i giudici che lo hanno assolto che considerarono il quadro accusatorio contraddittorio e insufficiente.

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