In Romania frena la destra radicale, in Portogallo si rafforza il centrodestra, in Polonia si va al ballottaggio. Crescono le forze populiste
di Francesca CantoÈ stata definita la "Super Sunday europea" quella di ieri, che ha visto gli elettori di Romania, Portogallo e Polonia recarsi alle urne.
A Bucarest, Nicușor Dan, candidato indipendente liberale, batte con il 53,6% il candidato del partito di estrema destra Alleanza per l'Unione dei Romeni, George Simion, che si ferma al 46,4%. Le elezioni sono state seguite con molta attenzione in tutta Europa, dopo che il voto di novembre – che aveva incoronato il sovranista Călin Georgescu – era stato annullato dalla Corte costituzionale per presunte interferenze russe.
"Abbiamo perso questa battaglia ma non perderemo mai il nostro lavoro" – dice Simion in un video messaggio su Facebook, accettando la sconfitta. Tuttavia, la partita per gli anti-europeisti a Bucarest non è finita, perché il partito rimane la seconda forza politica del Paese.
In Portogallo, invece, si riconferma con il 32,1% il premier Luís Montenegro del partito di centrodestra Alleanza Democratica. Al secondo posto, con il 23,4%, il Partito Socialista di Pedro Nuno Santos, che ha rassegnato le dimissioni dopo la sconfitta. Si tratta, infatti, del peggior risultato per la forza politica dal 1987. Bene Chega, la destra nazionalista di André Ventura, che ottiene il 22,6%.
In Polonia, infine, si è tenuto il primo turno delle elezioni presidenziali e – come previsto dai sondaggi – si andrà al ballottaggio tra Rafał Trzaskowski, candidato di Piattaforma Civica, che ha ottenuto il 30,8%, e il candidato sovranista Karol Nawrocki, che ha raggiunto il 29,1%.
Per ora sembra che Bruxelles possa tirare un cauto sospiro di sollievo, sebbene le forze populiste di estrema destra continuino a crescere in tutti e tre i Paesi.