Il giornalista e critico musicale, molto legato alla cantante, ripercorre la carriera artistica tra aneddoti e, soprattutto,"ironia
"Lo aveva detto che non sarebbe arrivata a Natale e così è stato". Con queste parole, a Tgcom24, Luca Dondoni, giornalista de La Stampa e critico musicale, commenta la scomparsa di Ornella Vanoni. "Voglio lavorare e fare quello che so fare se mi diverto, diceva, e lo ha fatto fino all'ultimo. Giocava sulla sua morte - ricorda ancora Dondoni, citando le ultime apparizioni tv dell'artista, - e ciò la rendeva di un'estrema simpatia anche ai più giovani. Si prendeva in giro, ci divertiva e dai 14 anni in su non esiste uno che a oggi non l'amasse".
"D'altronde, l'ironia - continua Dondoni, - è sempre stato il suo tratto distintivo, è il tratto distintivo delle persone molto molto intelligenti. E da milanese algida negli ultimi anni è scesa tra noi, a briglie sciolte. Era la prima a prendersi in giro. L'altra grande forza è stata l'unicità del suo tono di voce, che la rendeva inconfondibile fin dalla prima nota. La riconosci subito 'La Vanoni', così come veniva chiamata: anche questo un modo unico per appellare una persona che ha preso e dato tanto dalla vita e ne è venuta fuori sempre bene, pur se con grandi ferite".
E tra ricordi e aneddoti, Dondoni si sofferma ancora una volta sull'ironia di Ornella Vanoni, "l'essenza di una donna di grande cultura, che le ha permesso di vedere il mondo con un occhio diverso". "Ornella ha usato l'ironia anche per giocare con il sesso e il suo corpo - sottolinea. - Un corpo meraviglioso esaltato da una classe chic. Quando accettò di posare nuda per Playboy non lo fece per soldi, ma si fece dare un pezzo d'arte, una Sfera di Arnaldo Pomodoro".