"Gli Stati Uniti revocheranno in modo aggressivo i visti per gli studenti cinesi", ha annunciato il segretario di stato Marco Rubio
di Luca PesanteLa stretta della Casa Bianca all'accesso di studenti stranieri agli atenei americani parte dall'attacco, diretto, da parte di Donald Trump contro la prestigiosa università di Harvard, accusata di antisemitismo dopo mesi di mobilitazioni per denunciare la tragedia in corso a Gaza. "Circa il 31 per cento delle matricole proviene dall'estero, molti da aree del mondo radicalizzate", ha detto il presidente in conferenza stampa, prima di lanciare il suo affondo: "Ci diano subito gli elenchi e pongano un tetto massimo pari al 15% degli iscritti". Non una richiesta ma una imposizione, dopo il taglio dei contratti del governo federale con l'istituto, pari a 100 milioni di dollari. Nel mirino non ci sono solo le ambizioni dei singoli studenti - oltre un milione i cittadini stranieri che chiedono il visto per laurearsi in America - ma anche l'intero sistema federale, ovvero il principale hub globale della formazione universitaria, soprattutto negli ambiti di ricerca strategici, dall'ingegneria alla medicina fino all'intelligenza artificiale e nucleare.
Non c'è ateneo che non rischi il taglio dei fondi governativi, "con ripercussioni devastanti sui bilanci e sui programmi di ricerca", denunciano numerosi rettori. La stretta investe direttamente Pechino. "Gli Stati Uniti revocheranno in modo aggressivo i visti per gli studenti cinesi", ha annunciato il segretario di stato Marco Rubio. Le revoche riguarderanno miratamente gli studenti con legami con il partito comunista cinese o che studiano in settori critici. La portavoce del ministero degli Esteri Mao Ning, torna a protestare ufficialmente, definendo l'iniziativa "irragionevole", oltre che un danno grave alle relazioni tra i due Paesi.