Salento, a Melpignano la notte della Taranta
Avrebbero voluto scatenarsi e ballare i mille spettatori del Concertone della Taranta, al suono rock della "pizzica di liberazione". Non è stato possibile, lo hanno impedito le norme anti-Covid che hanno consentito soltanto posti a sedere davanti alla bellissima facciata dell'ex convento degli Agostiniani a Melpignano (Lecce), dove solitamente La Notte della Taranta coinvolge un fiume di persone al Concertone finale.
Ma lo show è andato comunque in scena, con il suo messaggio di tradizione e innovazione narrato da Albano Carrisi: il tre tenori del Volo hanno intonato una delle canzoni simbolo della tradizione salentina, Calinitta. Madame, maestra concertatrice insieme a Enrico Melozzi direttore d'orchestra, vestita di bianco, ha incantato tutti: la generazione Z che, riscrivendo, cantando e ballando, riporta a nuova vita, una vita "rock", una tradizione antichissima come quella della musica salentina. L'artista 19enne ha intonato Marea, Rondinella e Diimmi ca nu me voi ca su piccinna. Ha parlato di amore, di comprensione. Un messaggio forte, contro ogni forma di divisione. Come lei, anche Al Bano ha parlato d'amore. Del legame con le radici, con la propria casa. Ha omaggiato Modugno, con "Amara terra mia". Ad aprire questa ventiquattresima edizione, la Pizzica della liberazione composta da Melozzi. A chiudere, Fimmene Fimmene, il canto di dolore al femminile del Salento.
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