Riforma Giustizia, si lavora per lʼaccordo
L'unico dato certo è che la Riforma della Giustizia approderà, anche senza accordi, in Aula a Montecitorio per la fiducia con la determinazione della ministra Cartabia e del premier Draghi, con quest'ultimo che è sceso in campo per chiudere mediazioni ed evitare lo stallo. Fonti della Commissione Giustizia della Camera parlano di "sintesi vicina".
Per arrivarci il Presidente del Consiglio è stato impegnato in un giro di telefonate. Nella prima ha incassato un sì da parte di Salvini. Il leader della Lega ha anche esortato Draghi a blindare i processi per mafia, droga e violenza sessuale. L'altra con il segretario del Partito Democratico Letta. Dal Nazareno ribadiscono "l'impegno a favorire la mediazione per una Riforma attesa da anni". La terza telefonata è quella ricevuta dal coordinatore nazionale di Forza Italia, Tajani che ha chiesto alcuni correttivi in senso garantista in materia di procedura penale. All'appello manca il Movimento Cinque Stelle. Il leader pentastellato "in pectore" Conte è in costante contatto con i suoi parlamentari, OGGI NUoVE RIUNIONI. La paura è che, senza un equilibrio tra le proposte di tutti i partiti, in Aula venga portato il testo approvato due settimane fa in Consiglio dei Ministri il che porterebbe ad un voto di fiducia “al buio” che potrebbe compromettere la tenuta dello stesso Movimento. Anche se: "Lavoriamo sempre perché le riforme si facciano", ha detto Conte tra un VERTICE e l'altra. In giornata ultimo passaggio in Consiglio dei Ministri dove è atteso un dossier della MInistra Cartabia, mentre il plenum del CSM è in riunione per esprimere un parere sulla riforma del Processo Penale.
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