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Troiano: "Ho portato in Ris humour e follia"

A Tgcom24 parla lʼattore alla sua quinta stagione nella serie di Canale 5

Ufficio Stampa Mediaset

Nuovo appuntamento stasera in prima serata su Canale 5 con "Ris Roma 3". Tra i protagonisti Fabio Troiano, nei panni dell'esperto di informatica ed ex hacker Daniele Ghirelli. "Lui è il personaggio che mette un pizzico di commedia nelle storie - spiega Troiano a Tgcom24 -, amo molto il suo essere borderline e attraversato da un vena di follia".

Attore eclettico e dalle molte sfaccettature, capace di passare dalla tv dei ragazzi al "Rinaldo in campo" in teatro, da film drammatici a ruoli assolutamente brillanti (come il cugino gay di Checco Zalone in "Cado dalle nubi"), Fabio Troiano è entrato nella squadra di "Ris - Delitti imperfetti" nel 2008, diventando poi protagonista dello spin off "Ris Roma", giunto ormai alla terza stagione. "Il Ghirelli ormai è parte di me e quindi le tensioni attoriali tipiche dell'ansia di capire come entrare nel personaggio non ci sono più - spiega -. Però resta la voglia di aggiungere nuove sfumature e lati diversi al ruolo. In questa stagione c'è un bello sconvolgimento nella sua vita: arriva suo padre che non vedeva da molti anni e la sua fidanzata parte per Barcellona.

Qual è l'aspetto di Ghirelli che ti piace di più?
Sicuramente la vena folle che si ritrova, il suo essere un po' borderline. Quando deve affrontare qualcosa gli vedi nello sguardo questa scintilla di follia, che poi è il suo istinto. Sembra si estranei da tutto e poi trova il guizzo giusto o la battuta. Che poi per lui tale non è, anche se tutti ridono.

Un personaggio che scompagina un po' le carte...
Secondo me funziona molto e sono contento che abbiamo trovato tutti insieme, dal produttore agli autori, l'idea che questo Daniele quando fa una battuta sia molto serio. Il suo sottotesto di fronte alla reazione degli altri è "ma questi cosa ridono?". Pur in un contesto di omicidi, indagini e azione, credo che la punta di commedia che lui mette nella serie sia necessaria. Ogni tanto bisogna farsi una risata!

Hai aggiunto qualcosa a Ghirelli che nella scrittura originale non c'era?
Questo lato stralunato, involontariamente comico. Inizialmente non c'era e nel corso delle stagioni poi gli autori lo hanno sviluppato.

Sono cinque anni che interpreti questo ruolo. Ci sei sempre affezionato o inizia a diventare ingombrante?
Non è ingombrante. Anche perché io ho fatto in modo di non farlo diventare tale. Quando vado a Cinecittà divento Daniele Ghirelli ma una volta uscito dal set lui resta lì e io mi dedico ad altro, faccio il mestiere dell'attore e fortunatamente ho diverse occasioni per fare altro. Mi piace ci sia una scissione. Se poi un personaggio anziché farlo per un anno lo faccio per cinque ben venga, anzi, mi piace che vada avanti perché è come se certificasse che hai fatto bene il tuo lavoro.

Nel corso della tua carriera hai interpretato personaggi diversissimi. Quanto ti piace diversificare e cambiare genere di ruolo?
Mi piace molto cambiare. In questo mestiere bisogna essere molto fortunati e io mi ritengo tale per avere avuto molte possibilità di scegliere e fare l'attore a 360 gradi.