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La Rua: "Siamo partiti dalla strada per portare il nu folk in Italia"

Il gruppo marchigiano si prepara al tour estivo, che parte il 30 maggio da un mulino

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ufficio-stampa

Dopo la partecipazione al concerto del primo maggio (dove sono stati eletti miglior band emergente) e il disco d'esordio eponimo; i La Rua si preparano per il loro tour estivo con un concerto-evento il 30 Maggio al Mulino di Sisto V, nell'ascolano.

"Tutti noi abbiamo iniziato i nostri sogni in una 'rua', in una stradina - spiega la band a

Tgcom24

- Ora siamo pronti a portare in Italia il nu folk, che in Europa è già realtà".

La Rua: "Siamo partiti dalla strada per portare il nu folk in Italia"

I La Rua -

Daniele Incicco

(voce e chitarre),

William D'Angelo

(chitarre),

Davide Fioravanti

(pianoforte e tastiere),

Nacor Fischetti

(batteria),

Matteo Grandoni

(contrabbasso) e

Alessandro Mariani

(banjo) - per il loro primo disco eponimo hanno collaborato con Dario Faini, autore di artisti come Mengoni, Emma e Annalisa. La band si è fatta notare grazie allo stile inconfondibile, fedele al pop folk che in Italia li vede pionieri.

E' uscito il vostro album d'esordio "La Rua", avete suonato al concertone del primo maggio e tra poco inizierà il tour estivo. Un periodo d'oro per i La Rua...


Sì, è vero. E' stato un periodo molto fortunato e intanto stiamo preparando già i brani per il secondo disco. Adesso vogliamo dedicarci totalmente ai live e portare la nostra musica direttamente al pubblico, senza troppi filtri

Cosa c'è dietro il nome La Rua?


Abbiamo voluto portare qualcosa che appartenesse alla nostra città di origine, che è Ascoli Piceno. La 'rua' da noi è una piccola via di paese. Tutti noi abbiamo iniziato i nostri sogni in una rua e abbiamo voluto portare la nostra terra sempre con noi.

In Italia siete i pionieri del nu folk..

..
Nel disco abbiamo cercato di mettere qualcosa di nostro e abbiamo lavorato sulla forma acustica. Ci ispiriamo al nu folk, che in Europa ha un buon riscontro ma che in Italia ancora non è arrivato.

Il disco d'esordio è arrivato dopo un lungo percorso insieme. Siete un'eccezione in un panorama musicale dominato da tempi molto più ristretti...


Abbiamo cercato di seguire il percorso sano, quello che si faceva una volta. Ci siamo presi il tempo necessario per partorire questo disco. Tutto è partito sei anni fa, nel 2009, grazie all'incontro con Dario Faini, che ha scritto per grandi artisti italiani.

E' un disco autoprodotto..

.
Abbiamo fatto tutto da soli. Ci teniamo alla nostra musica e per questo abbiamo investito in prima persona. Questo ci ha permesso di avere quella sincerità musicale che altrimenti non avremmo potuto avere.

In che cosa vi siete sentiti liberi?


Abbiamo iniziato a scrivere i brani e abbiamo dato loro una nuova veste sonora. Abbiamo sperimentato nuovi strumenti come il banjo e il tamburo. Piano piano è venuto fuori questo sound nuovo. Un lavoro durato quattro anni, una tempistica molto più lenta rispetto alla media.

Una sperimentazione che si nota anche nel disco...


E' un elemento molto importante. Ognuno di noi ha portato influenze musicali diverse all'interno del gruppo, sia in fase di composizione che di arrangiamento. Dietro c'è stato un grandissimo lavoro e una dedizione completa.