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Baglioni: "Il mio vero Natale era la radio"

Il cantautore pubblica lʼalbum "Un piccolo Natale in più" con 26 classici delle festività

Ufficio stampa

Claudio Baglioni fa uno speciale regalo ai suoi fan con "Un piccolo Natale in più" con 26 brani da "Ave Maria" a "Stille Nacht". Poi sarà in scena con "Dieci Dita", i concerti all'Auditorium Parco della Musica di Roma durante le festività. Alle date già previste per dicembre (26, 27, 28, 29 e 30) si aggiungono mercoledì 2 e giovedì 3 gennaio. Il contautore confessa di aver amato molto il Natale perché poteva passare ore ad ascoltare la radio.

Ventisei brani senza tempo (quasi un'ora e un quarto di musica, con gli arrangiamenti e le orchestrazioni di Geoff Westley), nei quali nomi come Bach, Schubert, Mendelsshon o Gounod, si ritrovano accanto a firme come Irving Berlin, Felix Bernard, Ralph Blane o Mel Tormè, ma anche a melodisti senza nome, autori di indimenticabili brani tradizionali. Nel cofanetto c'è anche un booklet di ventotto immagini in una fusione nella quale gli scorci della Roma di Baglioni, che sono stati scenografia di tante canzoni, diventano i paesaggi innevati, fantastici e sognanti.

"L'aspettavo tutto l'anno, come solo i bambini sanno aspettare i sogni. - racconta Baglioni - Più dell'arrivo dell'estate, più del primo giorno di mare, più dello scendere a giocare in cortile, più delle andate mensili in campagna, delle galoppate immaginarie a cavallo di una canna di fiume, delle sortite vietate e clandestine nel buio della stalla. Non vedevo l'ora che le giornate si accorciassero, che la città indossasse il vestito della festa e la gente tirasse fuori il sorriso più luminoso, quello che teneva chiuso tutto l'anno in un cassetto, per non sciuparlo. Appena iniziavano le vacanze di Natale e rimanevo tutto il tempo a casa, mi avvicinavo, l'accendevo e la magia, finalmente, cominciava".

"No, non parlo dell'albero. Né dell'albero, né del presepe, che pure erano bellissimi. - rivela - Parlo della radio. Sì, una radio, una grande radio a valvole. Dentro un monumentale mobile di legno. Ci restavo incollato ore. Mi godevo il tepore, il fluido caldo che irradiava, come il camino dei parenti dell'Umbria e quel fuoco che non potevo portare con me in città. Era il mio cane, la stufa, lo scatolone dei giochi e, per molti anni, l'unica cosa preziosa della casa, oggetto del desiderio e dei commenti dei visitatori. Mi ci addormentavo addosso. Mi staccavano e mi mettevano a letto così com'ero. Per me era lei il suono del Natale. O forse Natale stesso. I miei l'avevano vista in una vetrina ed erano rimasti folgorati, come i pastori davanti alla grotta. “E' bellissima!”, aveva sentenziato mio padre, che era uomo e sapeva le cose. 'Ma come possiamo permettercela?', aveva risposto mia madre, che era donna e sapeva la vita. Dopo un anno di risparmi, la radio fece il suo ingresso trionfale in casa".