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A teatro il caos sentimentale dei 30enni

A Milano "Ti sposo ma non troppo": Tgcom24 incontra lʼautore e protagonista Gabriele Pignotta

Ufficio stampa

Dopo una stagione di successi in tutta Italia, arriva anche a Milano, al teatro San Babila fino al 27 maggio, "Ti sposo ma non troppo".

Una commedia sentimentale che mette in scena le problematiche sentimentali della generazione dei 30/40enni. "Proponiamo un teatro contemporaneo - dice a

Tgcom24

Gabriele Pignotta

, autore e protagonista dello spettacolo - che diverte e coinvolge mostrando la fotografia di ciò che si vive oggi e forse domani".

E' una commedia sentimentale della Compagnia rivelazione degli ultimi tre anni tratta da una storia vera iniziata su Facebook, dove: una coppia in crisi prima del matrimonio, un single convinto che seduce per mestiere, un cuore spezzato che sogna l'amore eterno, entrano casualmente in contatto.Da questo momento le vite dei protagonisti si intrecciano dando vita a una serie di equivoci e situazioni esilaranti che descrivono il caos sentimentale in cui molti di noi si trovano costantemente.

Sul palco con Pignotta ci sono Fabio Avaro (che con lui ha fondato la compagnia "Comedy & Co"), Elena Arvigo e Katia Greco. Ora arrivano al San Babila sulla scia dei successi raccolti a partire da Roma. "E' un bel segnale un po' per tutti - dice Pignotta -, perché significa che il nuovo ogni tanto riesce ad avanzare, a dispetto del consolidato che qua in Italia cede poco il passo... finché nun mori rimani attaccato a qualsiasi cosa tu abbia...".

Cosa vi rende così diversi dagli altri?


Io dico sempre che abbiamo aggiornato il software del teatro che girava lentissimo. Proponiamo un teatro contemporaneo, che diverte e coinvolge mostrando la fotografia di ciò che si vive oggi e forse domani, sicuramente non l'altro ieri.

In particolare su cosa sei intervenuto?


Principalmente nel linguaggio. Ritmo, velocità, semplicità di messaggio. Ci siamo resi conto che per attirare più pubblico devi rivolgerti anche chi naviga in Rete, fruisce di videoclip, usa iPad e iPhone. E' il mondo che è cambiato e il teatro rischiava di essere l'autocelebrazione del passato e basta. Non dico che questa non debba continuare, la tradizione va sempre preservata. Ma non può esserci solo quella.

Nelle tue commedie tendi invece a fotografare la realtà attuale.


"Ti sposo ma non troppo" tratta temi attuali della vita di tutti i giorni, dalla singletudine alla precarietà sentimentale e lavorativa. Le relazioni sui social network, il carrierismo. Insomma, quello che ci circonda ogni giorno. Un teatro che si autocelebra sempre con le stesse modalità è destinato a chiudersi su se stesso e spegnersi.

Di fronte alla mancanza di nuove proposte per il teatro italiano c'è chi parla di mancanza di coraggio a puntare sul nuovo e chi invece sostiene che il problema sia una reale mancanza di testi di qualità e di professionalità. Tu da che parte stai?


E' vero che non ci sono molti giovani autori ma anche quando ci sono, se non si danno da fare da soli, sono destinati a fare anticamera a vita. Io ho messo su una mia struttura e imposto con forza i miei lavori. Ora grazie al successo di pubblico i teatri ci chiamano. Ma nel nostro Paese non c'è alcuna forma di sostegno al nuovo, il nuovo fa paura al vecchio. 

E qual è il motivo a tuo parere?


Oggi è tutto finalizzato alla vendita ma secondo molti ciò che fa vendere è il già consolidato: la commedia con Raoul Bova, gli spettacoli teatrali con nomi televisivi. Andare sul sicuro per molti è riproporre una cosa che la gente ha già visto e quindi tornerà a vederla quest'anno. Tutto questo è una solenne sciocchezza.  E poi ci sono i media... 

Che colpa hanno i media?


Per fare ascolto, per vendere copie, mettono in copertina quello che è stato "testato" come efficace. Per fortuna c'è quella nicchia rappresentata da Internet. Se avessi sulla stampa tutte le recensioni che ho in Rete probabilmente sarei considerato il nuovo Pirandello. E dire che i media avrebbero un grande potere, quello di indicare le cose da vedere, perché belle, e quelle da evitare, perché brutte.

E il pubblico che parte ha in tutto questo?


Ha un ruolo ambivalente. Perché da una parte ha voglia di rinnovamento, di cose diverse. Ogni volta che andiamo in un posto torniamo poi a  furor di popolo. Però ha anche una sua responsabilità perché in Italia la gente non è abituata a fischiare e protestare quando una cosa non è bella. Bisogna applaudire quando è il caso ma anche fischiare un po' più spesso, così come si dovrebbe scendere in piazza. Purtroppo, tocca ammetterlo, noi italiani siamo un po' vigliacchi e passivi.

Quindi disillusione totale?


Da una parte sì, ma dall'altra non molliamo e ci diamo da fare perché le cose cambino.

PER INFORMAZIONI


Teatro San Babila
Corso Venezia 2/A
20121 - Milano
Tel. 02.795469 – 02.76002985
Fax 02.76001621