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‘Chi se ne frega della scuola’: il lato nascosto della Generazione Z

A Skuola.net della scuola importa, eccome. Dall’alternanza scuola lavoro all’orientamento, dalla didattica innovativa alle gite di istruzione, il libro che porta la firma dei founder del portale studentesco approfondisce a 360 gradi il mondo della scuola, non solo trovandone le criticità, ma anche proponendo efficaci soluzioni. E mette tutti d’accordo

06 Ott 2017 - 14:28
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Come vivono la quotidianità i ragazzi che ogni giorno varcano le porte delle nostre scuole? E’ questa la domanda a cui cerca di rispondere ‘Chi se ne frega della scuola’, scritto dai due founder di Skuola.net Daniele Grassucci e Marco Sbardella assieme al giornalista Alessio Nannini ed edito da Aliberti compagnia editoriale. Il libro infatti descrive a 360 gradi la Generazione Z e il suo mondo, ma non dal punto di vista dei grandi, bensì da quello degli studenti. Al centro, tutto quello che riguarda la vita quotidiana degli studenti, tra i banchi e fuori, che i ragazzi a cavallo del nuovo millennio hanno confidato a Skuola.net attraverso ricerche e sondaggi. Da cui emerge una critica a tratti impietosa del sistema, ma anche una serie di proposte concrete, contenute nel Manifesto della scuola: 20 idee programmatiche nate con l’aiuto di 37mila studenti che hanno partecipato alla più grande consultazione on line sul mondo della scuola.

Una scuola in movimento

Da una parte, la scuola che non vuole cambiare, dall’altra gli studenti che col fai da te hanno provato a modernizzarla e a renderla adatta alle proprie esigenze. A volte con eccellenti risultati, altri con evidenti problemi.

“La scuola nel suo aspetto istituzionale non può dirsi altrettanto moderna come ciò che è fuori di essa. Tuttavia va detto, a onore delle armi, che i vari ministri che nell'ultimo decennio si sono avvicendati a Viale Trastevere hanno cercato di tenere il suddetto passo dei tempi inserendo negli istituti e nei programmi qualcosa che li avvicinasse al mondo esterno. I risultati, ahinoi, non hanno soddisfatto le aspettative, e in certi casi sono stati pure piuttosto goffi". 

Un esempio? La vicenda del registro elettronico. “Doveva essere obbligatorio quando le scuole erano state “caldamente” invitate ad avviare un processo di dematerializzazione, per il quale erano stati messi a disposizione nel dicembre 2012 poco più di 40 milioni di euro (facevano una media di 111,15 euro a classe). Lo stabiliva il decreto legge 95/2012, in una serie di misure per snellire l'amministrazione scolastica a partire dall'anno scolastico 2012-2013. Vi mancava però un termine a nostro giudizio fondamentale, quello per la messa a regime. Risultato: obbligatorio non lo è neanche in questo anno corrente, e ne sono passati quasi cinque. Eppure la volontà sembrava esserci”.

Ma i tempi corrono, e così corrono gli usi, le abitudini e i comportamenti di una generazione che ha vissuto in pieno le trasformazioni di questi anni e che, in un certo senso, ne accelerano i cambiamenti. Dal cyberbullismo al modo in cui i giovani sperimentano la scoperta della sessualità e dell’affettività, fino agli eccessi sperimentati lontani dall’occhio della famiglia, in gita scolastica. I ragazzi vivono la loro giovane età con frenesia e velocità, e non sempre il modo adulto tiene il passo.

“Il cyberbullismo, feroce mutazione delle violenze verbali e fisiche che noi oggi adulti abbiamo visto o vissuto nel nostro periodo scolastico. Le aggravanti connesse a questo nuovo fenomeno sono molte. […] Al punto che gli effetti nefasti del bullismo, nelle vittime della sua variante cyber aumentano sensibilmente: tentativi di suicidio, pensieri suicidi, autolesionismo, depressione e via dicendo spesso raddoppiano la propria incidenza. Giusto per dare una idea, tra le vittime sistematiche 1 su 4 ha dichiarato di aver tentato di uccidersi, 2 su 3 si sente depresso, più 1 su 2 ha pensato al suicidio o pratica autolesionismo”.

Se il fenomeno del cyberbullismo dimostra ampiamente quanto caro i giovani pagano lo scotto della solitudine e del mancato aiuto di chi potrebbe tirarli fuori dall’incubo della violenza in rete, non mancano altri comportamenti devianti che nascono dall’assenza di punti di riferimento.

“Circa 2 ragazzi su 3 affermano che il proprio istituto non ha mai realizzato corsi di educazione sessuale o sentimentale […]. Sicché un 29 per cento si è sentito consigliare di dare uno sguardo ai siti di contenuto esplicito per venirne a capo. La peer education è sempre efficace, per cui la maggioranza di questi ultimi ha seguito di buon grado la dritta. Ma laddove non c'è l'amico malizioso o l'amica ammiccante, Google fa il resto. Non è raro imbattersi in siti pornografici quando si cercano risposte ai propri dubbi. A quasi 2 su 5 è capitato e, quando si mangia la mela, 1 su 5 ammette di non riuscire più a fermarsi. Perché? Perché la cosa o piace (60 su 100), o per farsi una cultura (19 per cento), o infine per condividere video e immagini con gli amici o le amiche (8 per cento)”.

Così i teenager a caccia di informazioni non possono fare altro che rivolgersi alla rete per soddisfare le proprie esigenze. In qualche modo, il sapere di cui sono in cerca gli studenti degli anni 2010 si mostra sempre più lontano da quel nozionismo che ancora aleggia nelle scuole. Così, anche quando è necessario prendere delle decisioni sul proprio futuro, in assenza di altro, ci affida a internet.

“Se gli studenti si pentono delle scelte delle scuole superiori, se arrivano sul mercato del lavoro e sono pronti a fare tutt'altro rispetto a quello che in quel momento viene richiesto, sotto accusa non può che finire l'orientamento scolastico, cioè quell'insieme di attività che dovrebbe aiutare, mentre si studia, a individuare le aree professionali per cui si è predisposti ed i percorsi formativi più idonei. […] Un ragazzo di terza media su quattro, nel 2016, non ha svolto attività di orientamento. Questo dato è però la media di un dato estremamente positivo al Nord (solo il 10 per cento) ed estremamente negativo al Sud (oltre il 40). Una situazione simile, in termini numerici, si riscontra tra i maturandi freschi di diploma”. 

Non ci si può che chiedere: ma dove sono gli adulti? Le famiglie, le scuole? Non sempre rispondono all’appello. E se l’educazione, in certi ambiti, manca, ci ritroviamo di fronte a un’incapacità di auto-regolamentarsi che mostra le sue evidenze non appena si sfugge al controllo stretto di genitori o professori.

“Il campionario delle attività non proprio edificanti che avvengono durante i viaggi di istruzione è variegato e soprattutto di larga diffusione: 1 su 10 dichiara di aver fatto uso di droghe (principalmente leggere), ma al triennio delle superiori questa percentuale raddoppia. Sempre i più grandi si danno da fare anche con l'alcol, 1 su 3 ne confessa un abuso, mentre nella fascia 11-16 anni sono solamente 1 su 10. Se i più piccoli hanno più timore ad allontanarsi da soli dall'albergo di sera (1 su 10), alle superiori 2 su 5 ammettono la pratica. La stupidità invece non ha età: sia alle medie che alle superiori circa il 20 per cento dichiara di essersi esposto a situazioni rischiose per passare da una camera all'altra senza farsi scoprire dai professori. Alla fine la cosa meno pericolosa (almeno sul momento) che possa avvenire è che i ragazzi abbiano rapporti sessuali, un grande classico. Dopo questo elenco, forse qualcuno penserà che il prezzo di vite umane è forse stato mite rispetto ai rischi ai cui migliaia di ragazzi si espongono ogni anno”.

Un manifesto per cambiare la scuola

Dal quadro che Skuola.net delinea, emerge un chiaro bisogno generazionale di ricevere risposte a dubbi e necessità per certi versi del tutto nuovi. Skuola.net ha voluto chiedere direttamente ai ragazzi di votare le proposte più urgenti per migliorare la scuola e la vita studentesca, da portare all’attenzione della Ministra dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca Valeria Fedeli. Più di 37mila studenti hanno votato le idee per una ‘Nuova Scuola’: il risultato è stato un Manifesto della scuola che contiene tutto ciò che gli studenti vorrebbero per migliorare il loro percorso scolastico e aumentare così le loro conoscenze e competenze anche in vista dell’ingresso nel mondo del lavoro.

Cosa ne è venuto fuori? Guardando da vicino le 20 proposte più votate, emerge che la Generazione Z vorrebbe una scuola che in cui poter imparare ad esser un buon cittadino, più vicina alla realtà e i cui programmi non si fermino alla Seconda Guerra Mondiale. Ma non solo. Agli studenti piacerebbe poi ricevere lezioni di educazione all’affettività, nonché una più efficace lotta al cyberbullismo. Vorrebbero poi diplomarsi a 18 anni, riducendo così il liceo a 4 anni così come accade in altri Paesi, e chiedono di abolire il numero chiuso all’università, sostituendolo con una selezione durante il percorso di studi.

Tutte le proposte sono state analizzate dalla Ministra, all’interno di un evento organizzato da Skuola.net, che ha apprezzato molto le idee dei ragazzi. Lo stesso parere positivo è stato espresso dalle referenti all’Istruzione di PD, FI e M5S. Una scuola più vicina agli studenti è, insomma, più che possibile.

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