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A "Jazz Meeting" Daniele di Bonaventura

Il bandoneonista presenta il suo nuovo album, "Nadir"

Da video

"Nadir" è il titolo del nuovo album di Daniele di Bonaventura, un doppio CD, pubblicato da Tuk Music. Questo disco vede l'originale musicista marchigiano in veste di pianista oltre che di bandoneonista. Proprio Daniele, gradito ospite questa settimana a "Jazz Meeting", ci ha parlato della "genesi", del progetto.

"L'idea di "Nadir" concepito come disco doppio è partita da Paolo Fresu - ci dice Daniele -, io avevo già pronto quello che poi è diventato il primo album di questo progetto ed avevo già registrato quello in trio, l'ho fatto ascoltare a Paolo che è rimasto colpito dal materiale e mi ha convinto a pubblicarlo. Fresu per me è un maestro, non soltanto dal punto di vista musicale; la sua curiosità e le sue capacità lo hanno portato a raggiungere livelli altissimi, posso dire che io e lui abbiamo la stessa concezione del tempo, dello spazio e del suono".

Nel primo disco quello in quartetto c'è anche Marcello Peghin chitarrista di formazione classica, poi passato ala jazz...
L'ho conosciuto quasi venti anni fa in Sardegna sua terra d'origine, è uno di quei musicisti con i quali instauri un contatto per tutta la vita è un musicista di derivazione classica, grande appassionato di Bach. Il dialogo con Marcello è perfetto, abbiamo realizzato con lui anche un disco in duo bandoneon e chitarra, che è anche una delle combinazioni più diffuse in Argentina, anche se "Nadir" non ha nulla a che vedere con tango, dal momento che il disco si rifà più che altro alla cultura mediterranea. Sono quasi tutte mie composizioni mie, qualcuna di Marcello Peghin poi c'è un pezzo popolare abruzzese come "Vola Vola Vola".

Nel secondo disco ti cimenti come pianista...
Il Pianoforte lo suono ogni mattina del mondo, per me quindi è un ritorno a questo strumento, "Ritorno" è anche il titolo che in un primo momento avevo pensato per il disco. Nel secondo disco c'è con me Yuri Goboulev anche lui un musicista di origine classica, sono rimasto rapito da come suona il basso con l'archetto, con esso ha un rapporto molto conflittuale, ma dà comunque vita a dei temi bellissimi. Con UT Gandhi ho lavorato in altri progetti e mi sono sempre trovato bene, mi piace il suo senso ritmico e la sua creatività sulla batteria, non a caso Umberto è il batterista dell'ensemble di Dino Saluzzi, anche lui grande maestro argentino del bandoneon.