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Italicum, il governo ha ottenuto la prima fiducia alla Camera con 352 voti a favore

Sono stati 207 i "no" (e un astenuto) al primo articolo della legge elettorale. Sel in Aula con una fascia nera al braccio in segno di lutto. I deputati del Pd che non hanno votato sono stati 38, per il Jobs Act erano in 29. Giovedì le altre due votazioni

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Passa alla Camera la fiducia posta dal governo sul primo articolo della riforma elettorale a Montecitorio. A favore del documento si sono espressi 352 deputati, mentre contro sono stati in 207, c'è stato anche un astenuto. Il voto è stato nominale. Tra le opposizioni, i deputati di Sel hanno partecipato alle operazioni con una fascia nera al braccio in segno di lutto. Hanno votato anche gli onorevoli del M5S. Renzi: "Grazie a chi ha votato".

Italicum, il governo ha ottenuto la prima fiducia alla Camera con 352 voti a favore

Il premier su Twitter: "Strada ancora lunga" - "Grazie di cuore ai deputati che hanno votato la prima fiducia. La strada è ancora lunga ma questa è #lavoltabuona". Così Matteo Renzi commenta via Twitter l'esito del primo voto di fiducia su Italicum.

Sono 38 i deputati Pd che non hanno votato
- Sono 38 i deputati del Pd che non hanno votato la fiducia all'Italicum. E' quanto emerge dai tabulati, tenendo conto anche delle assenze giustificate. I deputati democratici che non votarono il Jobs Atc erano stati 29.

Chi non ha votato tra le file del Pd - Ecco i nomi dei 38 deputati della minoranza Pd che non hanno votato la fiducia al governo sull'Italicum: Roberta Agostini, Albini, Bersani, Bindi, Bossa, Bruno Bossio, Capodicasa, Cimbro, Civati, Cuperlo, D'Attorre, Fabbri, Gianni Farina, Fassina, Folino, Fontanelli, Fossati, Carlo Galli, Giorgis, Gnecchi, Gregori, Laforgia, Letta, Leva, Maestri, Malisani, Marco Meloni, Miotto, Mugnato, Murer, Giorgio Piccolo, Pollastrini, Stumpo, Vaccaro, Zappulla, Zoggia, Epifani, Speranza

Cuperlo: "Non votare la fiducia era un segnale necessario" - "Non è una giornata semplice né serena. Amareggia e addolora non votare la fiducia perché mi sento parte di una comunità ma è un segnale legittimo e necessario per uno strappo incomprensibile". Lo ha affermato Gianni Cuperlo alla Camera. "Rivolgo un appello ulteriore a Renzi - ha aggiunto -. Un campo non va mai diviso, un partito non va mai spezzato. In questo ci vuole soprattutto l'impegno di chi guida il partito".

Boschi: "Numeri in linea con le altre fiducie" -
"Siamo in linea con i numeri delle altre fiducie. E' il primo passo". Così il ministro delle Riforme Maria Elena Boschi uscendo dall'Aula dopo il primo voto di fiducia al governo sulla legge elettorale. Il ministro esprime "soddisfazione" per il risultato. Giovedì le altre due votazioni.

Orfini: "Bersani e Letta incomprensibili" -
E' "incomprensibile" la decisione di non votare la fiducia da parte di dirigenti del Pd, come Bersani e Letta, che hanno guidato il partito "in momenti molto più complicati, durante i quali è stata posta la fiducia senza discussioni". Lo ha detto Matteo Orfini, presidente del Pd, parlando con i giornalisti a Montecitorio, dopo l'approvazione della prima fiducia sulla riforma elettorale.

Bersani: "Lo strappo è stato di Renzi non mio"
- "Io non esco dal Pd, bisogna tornare al Pd. Il gesto improprio di mettere la fiducia lo ha fatto Renzi, non io. E' lui che ha fatto lo strappo". Così Pier Luigi Bersani ha smentito lo spettro della scissione prima del voto sulla fiducia all'Italicum, parlando con i giornalisti in Transatlantico.

Opposizioni sul piede di guerra -
Anche le opposizioni sono sul piede di guerra dopo che il governo ha posto la fiducia, martedì. Il deputato M5S Danilo Toninelli aveva chiesto alla minoranza Dem di "non uscire dall'Aula, ma di votare no alla fiducia, per mandare a a casa Renzi". Per Toninelli "il premier ha dimostrato la sua codardia: poteva affrontare l'Aula e invece... l'unico precedente equiparabile è quello di Mussolini nel 1923".

Salvini: votare anche domani -
"Voto nel 2016? Speriamo. Anche domattina, perché è un governo pericoloso di incapaci e prezzolati. Spero che questa manfrina patetica della legge elettorale sia l'anticamera del voto". Lo ha detto il segretario della Lega, Matteo Salvini, a Radio Padania, secondo il quale "il Paese e' in ostaggio di un partito".

Allarme toghe: così si cambia forma al governo -
Area, il gruppo che rappresenta le toghe di sinistra, segue con "preoccupata attenzione" l'iter dell'Italicum e segnala il "pericolo consistente" che "attraverso una legge ordinaria si modifichi la forma di governo" ; un' operazione che "allarma" specialmente perché non sono previsti "adeguati contrappesi istituzionali". Se poi venisse approvata la riforma del Senato, il rischio è ridurre a "espressione della maggioranza politica del momento" organi costituzionali, come Capo dello Stato, Consulta e Csm.