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Isis, Gentiloni: nessuna spedizione italiana in Siria

"Noi siamo pronti ad aiutare i nostri fratelli francesi ma né noi, né loro, né gli americani faremo spedizioni in Siria"

Paolo Gentiloni
ansa

"Nessuno metterà gli scarponi in Siria: né Hollande, né Obama, né noi": lo ha detto il ministro degli Esteri Paolo Gentiloni. "Noi siamo pronti ad aiutare i nostri fratelli francesi ma né noi, né loro, né gli americani faremo spedizioni in Siria", ha ribadito.

"Non dobbiamo essere prigionieri della preoccupazione, sarebbe un regalo a Daesh", ha detto il ministro intervenendo ad Agorà sulla situazione dopo gli attentati di Parigi. L'occidente rafforza i suoi livelli di sicurezza e ci si abituerà a maggiori controlli, ma, ha detto il ministro, "senza rinunciare al modo in cui siamo abituati a vivere".

"Non credo che la Francia manderà corpi di spedizione in Siria. Siamo tutti consapevoli, Francia inclusa perché la Francia fa parte del gruppo che sta lavorando su questo, che la via di uscita dalla crisi siriana è una via di uscita di natura politica. Non abbiamo bisogno di ripetere gli errori che abbiamo fatto per esempio in Iraq o in Libia", ha spiegato Gentiloni.

"Oggi si può trovare un percorso per allontanare il dittatore Assad senza lasciare un vuoto che oggi sarebbe occupato solo o da Daesh o da al-Nusra, cioé da due organizzazioni terroristiche - ha aggiunto -. Questo è il lavoro che dobbiamo fare in Siria, con serietà e senza particolari proclami roboanti".

Dagli Usa solo una "raccomandazione" - L'ambasciata americana a Roma ha diramato una raccomandazione ai turisti a prestare attenzione ad alcuni luoghi in Italia, ma non ha detto di non andare in Italia e "questo fa la differenza", ha poi precisato Gentiloni. "Credo che il ministro degli Interni abbia spiegato più volte che siamo a livelli di allerta molto elevata". Livelli di allerta, ha proseguito, "in generale nei grandi luoghi simbolici, nei luoghi di incontro, dagli stadi alle cattedrali a San Pietro in modo particolare, che sono stati tra l'altro anche indicati ieri dall'Fbi.

"Le segnalazioni di allarme noi le prendiamo sempre sul serio, le prendiamo sul serio soprattutto nel caso degli Stati Uniti". Ma "ripeto: primo, non dobbiamo essere prigionieri di questo allarme perché sarebbe un regalo al Daesh; secondo, l'allarme in Italia c'è, non c'è nessun Paese europeo che può sentirsi escluso da questa dinamica".