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Brexit, Renzi: cittadinanza a giovani inglesi in base a ius culturae

Il premier al Consiglio Ue: "LʼEuropa non deve essere dura ma molto chiara nei confronti del Regno Unito: nel medio periodo la Brexit sarà più un problema per loro che nostro"

I giovani britannici devono avere "la possibilità di continuare a far parte della grande famiglia europea con una specie di cittadinanza ad hoc, assicurando una sorta di ius culturae".

E' la proposta su cui ha insistito il premier Matteo Renzi durante il Consiglio europeo sulla Brexit. "Di fronte allo shock che l'uscita della Gran Bretagna ha suscitato - ha aggiunto - è fondamentale dare un messaggio di qualità", perché "l'Ue non può far finta di niente".

"Da parte mia - ha proseguito Renzi - ho condiviso il principio per il quale l'Europa non deve essere dura ma molto chiara nei confronti del Regno Unito: nel medio periodo la Brexit sarà più un problema per loro che nostro".

Il premier ha quindi parlato degli altri temi sul tavolo dell'ue, spiegando che la discussione "sulle nostre proposte" sul migration compact e sulla crescita è stata "interessante". Un risultato "importante" per il quale con Hollande e la Merkel "è stata riaffermata la volontà di investire". E "positivo e importante" è stato anche il dibattito "sulla crescita e sui giovani. Sembrano termini demodè, la discussione sembrava impossibile, ma è la dimostrazione che l'azione dell'Italia qualche risultato lo sta portando".

Per quanto riguarda invece le banche, "nessuno vuole cambiare le regole europee. Abbiamo perduto l'occasione di intervenire in modo strutturale, come ha fatto la Germania intorno al 2010-2011, quindi è inutile piangere sul latte versato perché non possiamo farlo adesso che le regole sono diverse". Renzi ha comunque assicurato che "in questa situazione, se ci fossero problemi, saremmo in condizioni di proteggere i denari di correntisti e cittadini". E ha sottolineato che "noi abbiamo messo il sistema in sicurezza, abbiamo fatto pulizia, abbiamo fatto l'operazione banche popolari che serve ad evitare gli scandali, mi auguro che le azioni di responsabilità si facciano".

E davanti all'ennesimo attacco della Merkel, che ancora una volta ha ribadito come l'Italia stia chiedendo troppa flessibilità e come non si possono cambiare le regole ogni due anni, il premier ha osservato che Roma "non chiede di non rispettare le regole. L'ultima che non le ha rispettate in Europa è stata la Germania nel 2003, e l'Italia di Berlusconi glielo consentì".