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Misure anti-crisi, Letta cauto: senza risorse
il governo sarà costretto a fare delle scelte

"Alcuni provvedimenti potrebbero essere ridimensionati o rinviati", ha fatto capire il premier dopo il vertice sulla situazione economica con Alfano e Saccomanni. Non si devono creare aspettative su "miracolose" risorse che non ci sono

Ansa

Adottare misure per la crescita ma sempre rispettando il rigore. E' questa la linea tracciata al vertice convocato dal premier Enrico Letta per fare il punto con il vicepremier Angelino Alfano e il ministro dell'Economia Fabrizio Saccomanni sulla situazione economica. Il paletto del rapporto deficit/Pil al 3% resta invalicabile, ma al suo interno, fanno sapere da palazzo Chigi, si possono sfruttare i margini concessi ai Paesi virtuosi.

Non si devono tuttavia creare aspettative su miracolose disponibilità che, nell'immediato, non ci sono; tanto che, se il bilancio non consentisse di realizzare tutti i provvedimenti annunciati, il governo dovrà decidere a quali misure dare la priorità. Fonti di governo riassumono così il vertice a tre.

Non aspettarsi miracoli - L'incontro, durato circa un'ora e mezza, èservito per delineare una strategia in vista della probabile chiusura della procedura aperta da Bruxelles contro l'Italia per deficit eccessivo. Siamo in fiduciosa attesa, avrebbe detto il responsabile del Tesoro secondo le stesse fonti, facendo capire che nell'esecutivo resta alto l'ottimismo sull'archiviazione del dossier. Il ministro dell'Economia ha ribadito che l'Italia non può in alcun modo sforare il tetto fissato dal patto di stabilità. Sarebbe una scelta disastrosa, innanzitutto per la credibilità del Paese, ma con conseguenze molto concrete sui conti a cominciare dall'impatto sui tassi d'interessi. Ciò non significa rimanere ingessati. Le regole europee prevedono infatti margini di manovra per muoversi restando in linea con i parametri europei, cosa che Saccomanni vuole sfruttare. Ciò significa concordare con Bruxelles una traiettoria di discesa del disavanzo diversa da quella solitamente chiesta dalla Commissione Ue. L'Italia, l'anno prossimo, resterebbe di poco sotto il 3%, al 2,9%, anziché scendere al 2,3-2,4%.

La coperta resta corta - Con quello 0,5-0,6% potrebbe finanziare i provvedimenti annunciati. La coperta, tuttavia, quest'anno resta corta, come dimostra la difficoltà ad intervenire su ristrutturazioni, Imu, Iva e Cig. Nel breve periodo, hanno convenuto Saccomanni e Letta, non si devono creare aspettative su miracolose disponibilità. Nella prima fase, infatti, grazie all'uscita dalla procedura si libereranno solo risorse sul cofinanziamento di infrastrutture. Ulteriori margini ci potranno essere solo dal 2014.

Significa che se nelle pieghe del bilancio, su cui Saccomanni ha fatto una panoramica non troppo incoraggiante, non si dovessero trovare le risorse necessarie a varare tutte le misure messe in cantiere, il governo sarà costretto a fare delle scelte. Dovremo stabilire delle priorità, ha chiarito Letta, facendo capire che alcuni provvedimenti potrebbero essere ridimensionati o rinviati.

Concordare una linea con l'Ue - Per quanto concerne il lavoro, la partita si giocherà soprattutto al prossimo vertice Ue. Letta, ha illustrato il percorso in vista di quell'appuntamento di fine giugno, riferendo anche del lungo incontro avuto con il ministro Giovannini (Lavoro) e Moavero (Affari Europei). Il premier ha poi illustrato le proposte con cui intende presentarsi al tavolo europeo: ed in particolare, oltre all'uso del fondo sociale e all'anticipazione del piano Ue per l'occupazione giovanile, la possibilità di avere maggiore flessibilità nei bilanci per le spese nazionali concordate con l'Ue allo scopo di rilanciare l'occupazione.