Che sia governo di scopo o governissimo poco importa, di fatto nei democratici la fronda pro Cavaliere aumenta. Il capogruppo alla Camera: "Berlusconi legittimato, non ha voti di serie B"
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La questione, ora, è solo nel nome. Che sia governo di scopo e non governissimo, cambia poco: di fatto il Pd vuole aprire al Pdl. Quel monito di Renzi che solo tre giorni fa ha fatto insorgere l'apparato democratico, ora sembra essere l'unica via d'uscita dal pantano post elettorale. E dunque, sì a Berlusconi: lo ha chiesto il sindaco di Firenze, lo ha detto Franceschini ieri e oggi, in un'intervista al Corsera, lo ripete pure il capogruppo alla Camera.
"La posizione di Franceschini - spiega Roberto Speranza - sta dentro una riflessione che il gruppo dirigente ha avviato da settimane e assume un punto di vista con più coraggio. Immaginare che sia una parte a scegliere chi comanda nell'altra non è nel novero delle cose reali. La legittimazione di Berlusconi arriva dai voti, i nostri non sono di serie A e i loro di serie B". Insomma, se si vuole continuare con equazioni aritmetiche, quel piano A che voleva portare avanti Bersani è impraticabile: e cioè l'idea di un governo di minoranza di guida bersaniana e una convenzione solo sulle riforme non pare essere la soluzione. Almeno non per molti democratici che via via stanno uscendo allo scoperto lasciando sempre più isolata la già non facile posizione del loro segretario.
C'è Dario Franceschini,appunto, che considera gli 8 punti programmatici di Berlusconi "idee da mettere sul piano del confronto, anche se c'è molta propaganda". Ma il vicesegretario Pd respinge inoltre l'ipotesi di un governissimo ma suggerisce un "governo di transizione sostenuto da avversari per fare cose urgenti come la legge elettorale o provvedimenti di sostegno all'economia".
Tradotto, sì al confronto. E a scanso di equivoci, oggi, dalle colonne del Corriere della Sera, interviene anche il capogruppo alla Camera del Pd: "Il tema del dialogo - aggiunge Speranza - è fuori discussione, Bersani stesso si è detto disponibile a incontrare l'ex premier. Il punto è l'esito, la formula politica. Alla domanda di cambiamento emersa dal voto bisogna rispondere con una traiettoria adeguata, non con una formula sbagliata, di arroccamento contro le forze antisistema".Come si diceva: il problema ora sta nel nome, nella formula da trovare per rendere meno evidente un'alleanza con il "nemico" Pdl, ma nella sostanza i giochi sono decisi: basta porte in faccia da Grillo, basta pantano, no ritorno alle urne. Dunque, sembra sia rimasta un'unica via percorribile, ognuno scelga come chiamarla.