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La donna indiana uccisa "ha inquinato il Po"
Si dimette capogruppo leghista a Udine

La maggioranza di centrosinistra aveva chiesto le dimissioni dellʼesponente del Carroccio, che aveva replicato: "Eʼ humour nero, provocazioni che vengono strumentalizzate"

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Ha "inquinato il nostro sacro fiume": così il capogruppo leghista al Comune di Udine, Luca Dordolo, aveva commentato su Facebook la vicenda dell'operaio indiano che ha ucciso la moglie incinta gettandone il cadavere nel Po. Alla pioggia di critiche e insulti, oltre a richieste di dimissioni da parte di esponenti del centrosinistra, aveva replicato: "Si tratta di humour nero e di provocazioni forti che vengono strumentalizzate". Poi le dimissioni.

"La mia intenzione - aveva cercato di difendersi dapprima l'esponente leghista - non era quella di offendere né le donne né gli stranieri operosi e disposti a integrarsi in questo Paese". Ai consiglieri della maggioranza udinese di centrosinistra, che gli avevano subito chiesto di dimettersi, Dordolo aveva risposto respingendo la richiesta al mittente. "Pensino piuttosto - conclude - a rivedere le loro fallimentari politiche sul multiculturalismo, che anche a Udine hanno portato a una mancata integrazione degli stranieri".

E sempre su Facebook aveva tentato di spiegare la propria posizione: "Forse non inquinano la nostra società coloro che vorrebbero riportarci ad usanze medioevali? Questa nostra società che ricerca la parità di diritti di genere e che manda le donne in pensione alla stessa età degli uomini.Lottiamo per permettere alle donne di poter conciliare la vita lavorativa con quella della cura alla famiglia e questi le ripudiano e le ammazzano. Inquinare il sacro Po come l'ho buttata giù io significa questo: cedere il passo alle barbarie ed agli sfregi alle donne che rifiutano il marito imposto dalla famiglia, all'infibulazione. Non ammorbano forse l'aria della convivenza quelle che rifiutano il cibo porto dagli alpini volontari perché il mestolo era sporco di maiale sotto le tendopoli del terremoto mentre migliaia partono in tutta fretta per rientrare in patria invece di restare a dare una mano a sgombrare le macerie? Cosa ce ne facciamo di questa gentaglia ora, con la crisi? Perché dobbiamo mantenere in galera con quello che ci costa un delinquente uxoricida sikh indiano? Non è forse meglio mandarlo a scontare la pena nel suo luogo di origine e chiedere in cambio i nostri due marò colà detenuti? Potete condividere o meno, ma di questi temi non potrete fare a meno di discutere perché toccano il nostro futuro e quello dei nostri figli".

Queste parole avevano sollevato più di una reazione. Il vicesegretario del Pd di Udine, Hosam Aziz, aveva chiesto un intervento del segretario della Lega Nord del Friuli Venezia Giulia, Matteo Piasente, definendo "dichiarazioni inqualificabili" quelle del capogruppo comunale del Carroccio. Aziz riteneva "indispensabile un intervento delle segreteria regionale, a meno che i vertici della Lega non condividano con il silenzio le dichiarazioni di Dordolo. Ma se la Lega, come penso, non le condivide, dovrebbe essere conseguente e chiedere a Dordolo le dimissioni da consigliere comunale visto che sembra inaccettabile che un partito sia rappresentato in un consiglio comunale di una città medaglia d'oro per la Resistenza da chi diffonde il seme del razzismo e della violenza politica".

Anche per il segretario udinese di Rifondazione, Carmelo Seracusa, quelle di Dordolo erano state definite come "parole irricevibili, aberranti e di chiaro stampo fascista che mirano alla costruzione di una cultura dell'odio, l'antitesi di qualsiasi idea democratica. Le forze politiche tutte devono reagire prendendo in modo netto le distanze da un simile personaggio, in particolare devono farlo i colleghi di coalizione di centrodestra, a livello sia comunale che regionale, perché il silenzio o il semplice minimizzare l'accaduto è sinonimo di complicità".

Infine, Dordolo ha cambiato posizione e si è autosospeso dal partito. "Mi rendo conto - ha affermato in una nota - che la mia provocazione è stata completamente sbagliata nei modi e nei termini. Volevo portare all'attenzione la condizione infima della donna in alcune culture e la mancanza di volontà di integrarsi di alcuni immigrati, ma ho sbagliato". Dordolo ha ammesso che, con il suo messaggio su Facebook ha fatto "passare per 'colpevole' quella che invece è una povera vittima, dando così un'idea xenofoba e razzista di me e del partito che rappresento". L'esponente leghista si è quindi scusato "profondamente con tutti coloro che si sono sentiti offesi dalle mie dichiarazioni aberranti".