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Missione-Monti: arrivano gli investimenti
Pechino apre un ristorante alla buvette

Primo passo dopo lʼaccordo tra il premier e Hu Jintao, o un colpo "basso" agli onorevoli della casta?

Ansa

"Dirò di investire in Italia".

Così il primo ministro cinese Hu Jintao aveva detto pochi giorni fa al premier italiano Mario Monti durante il summit sul nucleare in Sud Corea. Detto, fatto. O almeno così sembra. Stando a indiscrezioni che circolano alla Camera, sarebbe arrivato il nulla osta per far aprire alla buvette un ristorante cinese. Naturalmente il progetto era in piedi da ben prima che il premier volasse a Pechino, ma qualcuno fa notare la singolare coincidenza. 

I questori di Camera e Senato avrebbero deciso di mettere all'ordine del giorno l'inserimento di pietanze cinesi nel menu dei rispettivi ristoranti. "Oltre ai piatti italiani, deputati e senatori potranno così apprezzare riso cantonese, pollo al limone, involtini, ravioli al vapore e spaghetti di soia", ha detto l'ex responsabile della cucina di Montecitorio Ignazio Ricciola contattato da Tgcom24.

Anche Palazzo Madama pare che adotterà la stessa iniziativa. I prezzi, possono stare tranquilli i deputati, non si distaccheranno dal vecchio menù. Anzi. Gli "onorevoli clienti" potranno assaggiare una prelibata "anatra alla pechinese" per soli due euro e cinquanta, mentre per un "maiale con verdure in agrodolce" si pagherà un euro e cinquanta.

Un occhio di riguardo nel menu anche per i vegetariani, particolarmente presenti in questa legislatura, che potranno degustare "piatti unici" come funghi con bambù, germogli di soia saltati, verdure miste alla fiamma e patate fritte nell'olio del Sichuan, uno dei più pregiati di tutto il Paese, coltivato e spremuto "a freddo" seguendo una tradizione millenaria risalente all'epoca della dinastia dei Qin. 

La nuova iniziativa porterà anche ad un risparmio per le casse del Parlamento, in seguito alle polemiche dei mesi scorsi sui menu troppo economici che gravavano sulle spalle dei contribuenti. Nessun deputato ha voluto esprimere un giudizio: "Aspettiamo di vedere quando aprirà", è stato il pensiero comune. Tra le deputate più "chic" un solo rammarico: "Si poteva fare l'accordo col Giappone e magari ci saremmo gustati del buon e più sano pesce crudo". Ma si sa: oggi è il dragone che conta, non il sol levante.

Tra i siti gourmet si sta già scatenando il toto-chef: chi sarà a cucinare i piatti della tradizione cinese per deputati e senatori? 

Questa domanda rimarrà senza risposta perché questa notizia è un pesce d'aprile scritto dalla nostra redazione. Nessun accordo tra Monti e Pechino, nessun menu cinese nei ristoranti di Camera e Senato. Verosimile, ma non vero, come ogni pesce d'aprile che si rispetti. Vere sono però le reazioni degli onorevoli Maraventano e Ghedini  che inconsapevolmente hanno partecipato al nostro scherzo. Speriamo che ora si divertano con noi e con tutti quelli che hanno letto questo pezzo.... ;-)