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Usa, ecco Steve Bannon: l'uomo che sussurra all'orecchio di Trump

Nel suo curriculum vanta un passato come produttore di successo e la direzione del sito di estrema destra "Breitbart News". Secondo i media ha tutte le carte in regola per essere considerato il "Richelieu" del nuovo presidente

A dieci giorni dall'inizio del suo mandato, è innegabile che Donald Trump sia partito con l'accelleratore.

Il neo presidente, infatti, non ha perso un minuto per mettere in pratica quanto aveva promesso in campagna elettorale: dallo smantellamento del Ttp, all'annuncio della costruzione del muro al confine con il Messico, al bando degli immigrati e profughi provenienti dai sette paesi islamici considerati a rischio. Ma dietro queste radicali decisioni, sta emergendo il ruolo chiave di Steve Bannon, chief strategist consigliere di punta del presidente, già noto per essere stato il regista principale della sua campagna elettorale.

Ultraconservatore e con un passato controverso, Bannon ha come qualità principale quella di non lasciare nessuno indifferente. E' stato soprannominato "il Goebbels d'America" da un giornalista di Fox News, mentre Bloomberg l'ha definito "l'uomo più pericoloso della sfera politica americana". Poco amato dall'establishment repubblicano, sostenitore del movimento dei Tea Party, il consigliere presidenziale ha una reputazione dubbia e più volte è stato accusato di razzismo, antisemitismo e sessimo. Prima di entrare nella squadra di Trump, Bannon ha diretto a lungo il sito "Breitbart News", piattaforma web della destra alternativa, molto discusso per l'orientamento fortemente nazionalista e per l'inneggiamento alla supremazia della razza bianca.

Nato in Virginia nel 1954 in una famiglia democratica, il cosiddetto "Richelieu" di Trump ha mosso i primi passi nel mondo della finanza. Negli anni Ottanta, dopo aver fatto il servizio militare nella Navy, entra in Goldman Sachs, la banca d'affari messa sul banco degli imputati da Trump, durante la campagna elettorale, come simbolo dell'avidità di Wall Street e per il suo sostegno a Hillary Clinton. Nel 1990, assieme a dei colleghi lancia "Bannon & co", una banca d'investimenti specializzata nel settore dei media. L'anno seguente, sbarca nel mondo dorato di Hollywood come produttore.

Ma è a "Breitbart", il giornale online di destra creato nel 2007 dal conservatore di origini ebraiche Andrew Breitbart, che Bannon trova la sua identità. Ne prende le redini nel 2012 alla morte del proprietario e fondatore, trasformandolo in un punto di incontro per la "alt-right" e per gran parte dei movimenti nazionalisti bianchi. E' costretto a lasciare l'incarico il 17 agosto 2016 dopo aver accettato la proposta di Trump di entrare nella sua squadra dove viene nominato capo esecutivo della campagna elettorale. Subito dopo l'elezione del tycoon, Barron viene ricompensato per il ruolo svolto e per i meriti avuti, col posto di chief strategist. A questa carica si aggiunge la nomina al Consiglio di sicurezza nazionale, conferitagli il 28 gennnaio. Ora, più che mai, può essere considerato come il personaggio più infuente attorno allo Studio Ovale