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Airbus A320, il copilota "si è voluto schiantare contro la montagna"

Ai comandi, secondo la procura francese, cʼera Andreas Lubitz, 28 anni, di Montabaur. Stando ai dati recuperati dalla scatola nera, lʼuomo era vivo al momento dellʼimpatto. Per il magistrato cʼera "la volontà deliberata" di far precipitare lʼaereo

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Si è schiantato volontariamente contro la montagna, con la deliberata volontà di distruggere l'aereo uccidendo così le altre 149 persone a bordo. Secondo la ricostruzione della strage dell'Airbus A320 della Germanwings nelle Alpi francesi fatta dal procuratore di Marsiglia, Brice Robin, l'unico responsabile di una più gravi sciagure dell'aviazione europea è Andreas Lubitz, il copilota tedesco di 28 anni con problemi di depressione.

Niente terrorismo: sarebbe stato lui, Andreas Lubitiz, da solo in cabina, a premere il bottone della morte che ha azionato la discesa dell'apparecchio mentre si apprestava a sorvolare uno dei più imponenti rilievi montuosi al mondo. Circa dieci minuti di discesa inesorabile, dai 38.000 ai 6.000 piedi, fino all'impatto finale sul massiccio dei Trois-Echeve's, su un costone impervio a oltre duemila metri di altezza.

Una ricostruzione nei dettagli - A rivelare tutto, dopo l'anticipazione della notte scorsa del "New York Times", è stato il procuratore, Brice Robin, ha rivelato tutto. Una ricostruzione precisissima, snocciolata ai media fin nei minimi dettagli, anche in nome di quella sacrosanta "trasparenza" richiesta solennemente dal governo Hollande che ha promesso "tutta la verità" alle famiglie delle vittime. "Dopo la consultazione dell'ultima mezz'ora di file audio estratto dalla scatola nera rinvenuta sul posto - ha raccontato Robin - il comandante Patrick Sonderheimer e il suo braccio destro cominciano con l'avere una conversazione normale, con battute distese, informali, in un'atmosfera apparentemente "serena". Sonderheimer comincia a "preparare il briefing in vista dell'atterraggio a Dusseldorf - ha spiegato ancora Robin - poi il comandante chiede al copilota di prendere il comando". Probabilmente per andare in bagno. Le risposte di Lubitz "sembrano laconiche, segue il rumore del sedile che indietreggia, la porta si richiude. Possiamo presumere che il comandante sia uscito per un'impellenza personale".

E' l'inizio di un'inesorabile discesa verso la morte. Lubitz si ritrova solo in cabina. Lontano dallo sguardo del suo superiore preme il pulsante del flight monitoring system, il selezionatore di altitudine che fa scattare la discesa dell'apparecchio. "Un'azione che può essere soltanto volontaria", puntualizza il procuratore di Marsiglia, ricordando che l'azione avviene quando il velivolo è ancora ben lontano dalla fase prevista per l'atterraggio, a breve distanza dalla parete di rocce delle Alpi. Sonderheimer torna verso la cabina di pilotaggio, la porta è chiusa, bussa ma non riceve risposta. Come rivelato dal "Nyt", si appella al copilota in modo sempre più insistente, cerca di sfondare la porta. Dalla cabina non giunge risposta. Lubitz è barricato dentro, muto. Scartata l'ipotesi del malore. Dai nastri lo si sente "respirare in modo normale", assicura il procuratore, insistendo su quel respiro che si sentirà fino alla fine, con "le urla dei passeggeri" a pochi istanti dallo schianto e "la morte istantanea, immediata" contro la montagna.

"Non è un suicidio" - Il procuratore non ha voluto parlare di suicidio: "Ci si suicida da soli, non quando si ha la responsabilità della vita di 150 persone. Per questo non ho usato il termine di suicidio", ha tagliato corto. Le nuove notizie danno una nuova "dimensione inconcepibile" alla tragedia del volo Germanwings, ha commentato la cancelliera tedesca Angela Merkel, che mercoledì si era recata insieme ad Hollande e Rajoy sul luogo della strage. "Una cosa del genere supera ogni rappresentazione possibile", ha aggiunto, mentre gli inquirenti tedeschi hanno perquisito la casa di Lubitz a Montabaur, in Renania Palatinato, portando via materiale utile alle indagini, compreso il pc dell'uomo. Si cerca il movente, che potrebbe semplicemente essere quello della "depressione" di cui aveva sofferto Lubitz in passato, secondo alcune testimonianze raccolte dalla stampa tedesca.