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Mosca: riarmo nucleare degli Usa? Si rischia una catastrofe globale

Secondo il presidente della Commissione Esteri della Duma, si profilerebbe un "ritorno alla guerra fredda"

"Non si può ammettere il dominio di una sola potenza nel campo delle armi nucleari perché altrimenti si sbilancia l'intero sistema della sicurezza internazionale".

Così il presidente della Commissione Esteri della Duma Leonid Slutzky, sottolineando che "se Washington porterà avanti il suo intento di ottenere la supremazia nella sfera nucleare, il mondo tornerà alla guerra fredda: si rischia una catastrofe globale", ha aggiunto Slutzky.

La dichiarazione del presidente americano "è piuttosto emotiva e calcolata per raggiungere consenso mediatico", ha precisato Slutzky. "Spero - ha aggiunto - che queste parole restino al livello della retorica e delle dichiarazioni ad uso e consumo dei giornali e non portino invece alla promozione reale della questione a Washington".

Incubo nucleare - Anche il capo della Commissione Difesa e Sicurezza della Duma, Victor Ozerov, è intervenuto sulla questione del riarmo nucleare americano: "Cominciare la presidenza mettendo in dubbio un trattato internazionale fra Russia e Stati Uniti non è il miglior modo di mettere in pratica la non proliferazione nucleare".

Ozerov ha ricordato inoltre che i trattati internazionali "sono la base del controllo sulle armi nucleari" e ha sottolineato che le intenzioni di Trump di incrementare il potenziale strategico "non risponde alla stabilità, alla reciproca comprensione e alla sicurezza nel mondo".

I russi temono una nuova guerra mondiale - In Russia si registrano un crescente "nervosismo, timore per il futuro, totale sfiducia per la classe dirigente" e persino una vera e propria "paura che il Paese si stia incamminando verso una nuova guerra mondiale". E' quanto riferisce Lev Gudkov, direttore del Levada Center, l'unico istituto demoscopico indipendente russo finito di recente nel mirino del Cremlino per i suoi dossier "scomodi".

Stando ai dati, Putin (il cui consenso supera l'86%) viene visto dai russi come l'ultima speranza a cui aggrapparsi poiché il consenso verso le "istituzioni intermedie come governo, Parlamento o autorità locali è al minimo". Il successo del regime putiniano, che Gudkov definisce come un "totalitarismo imperfetto", dipende in sostanza dall'inesistenza di una vera alternativa. "L'opposizione più che altro rappresenta se stessa", spiega Gudkov.