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Catturato in Libia Al Fezzani, reclutatore di jihadisti in Italia

Arrivato in Italia negli Anni Ottanta, dopo la radicalizzazione si era trasferito in Pakistan da dove organizzava i combattenti tunisini provenienti dallʼItalia e diretti in Afghanistan

Il tunisino Moez Ben Abdulgader Ben Ahmed Al Fezzani, considerato un importante reclutatore di jihadisti per lo Stato Islamico in Italia, è stato catturato in Libia dalle forze alleate del generale Haftar.

Lo riporta Libya Herald. Espulso dall'Italia nel 2012, Al Fezzani era stato assolto in primo grado dall'accusa di associazione a delinquere e associazione con finalità di terrorismo internazionale. Verdetto poi ribaltato in appello nel 2013.

"Avendo abitato quasi sempre in Tunisia passo per tunisino, ma io mi sento di origine libica e se dovessi tornare in Nord-Africa tornerei sicuramente in Libia". Moez Fezzani lo aveva, in pratica, già annunciato più di 6 anni fa, durante un interrogatorio notturno a Milano dopo la sua consegna da parte degli Usa, che il suo futuro lo vedeva in Libia. Paese nel quale è diventato, una volta espulso dall'Italia, uno dei presunti capi dell'Isis e dove è stato arrestato mentre, in fuga da Sirte, cercava di raggiungere la Tunisia.

L'arrivo in Italia e la radicalizzazione - Fezzani, noto anche come Abu Nassim, arriva in Italia negli Anni Ottanta e cerca di sbarcare il lunario lavorando come bracciate nei campi e come muratore nei cantieri edili. A Bolzano, dove per un certo periodo vive insieme al fratello, viene sorpreso mentre spaccia hashish. Ma è a Milano, dove frequenta il centro islamico di Viale Jenner e la moschea di Via Quaranta, che abbraccia la causa dell'Islam radicale. Soggiorna in un appartamento popolare in Via Paravia, in zona San Siro, ribattezzato "la casa dei tunisini" insieme a Sassi Lassaad, altro terrorista morto a Tunisi nel 2006 mentre capeggiava una rivolta contro il governo, occupandosi di reclutare mujaheddin da spedire nelle zone dell'Afghanistan controllate da Al Qaeda e in altre zone di guerra.

Così, a fine anni Novanta, il suo nome compare nelle carte di un'inchiesta condotta dal pm Elio Ramondini. Per il suo arresto, però, bisogna aspettare il 2007. Il magistrato gli contesta il reato di associazione a delinquere aggravata da finalità terroristiche.

L'abbandono dell'Italia e l'attività di reclutamento Italia-Pakistan-Afghanistan - Al momento del mandato d'arresto, però, Fezzani non è in Italia. Ha lasciato il Paese già 10 anni prima, si è trasferito in Pakistan dove - dopo un breve periodo di detenzione legato a problemi di visto del passaporto - mette su famiglia e accoglie i combattenti tunisini in arrivo dall'Italia organizzando il loro trasferimento sul fronte di guerra afghano. E' lo stesso gip Guido Salvini a sottolinearlo nell'ordinanza di custodia cautelare del 2007.

Fezzani, scrive il giudice, era "il capo dei tunisini a Peshawar, in Pakistan, da dove manteneva stretti e costanti rapporti con la struttura in Italia e a Milano". Il suo compito in Pakistan era quello di "organizzare la logistica dei mujaheddin provenienti dall'Italia, accogliendoli presso la 'Casa dei fratelli tunisini' per poi inviarli nei campi dove venivano addestrati all'uso di armi e alla preparazione di azioni suicide", ma anche di "promuovere e finanziare il rientro dei mujaheddin in occidente e in particolare in Italia e a Milano".

L'attività di reclutamento, la detenzione nella base Usa di Bagram e la consegna all'Italia - Un'attività di reclutamento che attira sulla sua persona le attenzioni della Cia: nel 2001 gli 007 americani lo catturano e lo rinchiudono nella base Usa di Bagram in Afghanistan. Per la sua consegna alle autorità italiana bisogna così aspettare il dicembre 2009. La sentenza di primo grado arriva nel 2012 ed è una sentenza di assoluzione "per non aver commesso il fatto". Fezzani, che nel frattempo è rimasto detenuto per due anni nel carcere calabrese di Rossano, viene immediatamente scarcercato. Ma per il Viminale è comunque un uomo pericoloso per la sicurezza nazionale e il ministro dell'Interno di allora, Anna Maria Cancellieri, firma un decreto di espulsione.

L'anno successivo la Corte d'Assise d'Appello di Milano ribalta il verdetto di primo grado e lo condanna a sei anni di carcere. Fezzani, però, è in Tunisia e da quel momento per l'Italia è un latitante, destinatario di un mandato di cattura internazionale.

La "fuga" in Siria e il passaggio in Libia - Dopo la condanna si trasferisce in Siria dove combatte con le truppe di Jabhat Al Nusra, organizzazione terroristica affiliata ad Al Qaeda. Poi abbraccia la causa dell'Isis, passa in Libia dove il Califfo Al Baghdadi lo nomina comandante delle truppe scelte. Il suo nome finisce così in cima alla lista dei ricercati degli 007 libici. Il suo arresto arriva nei giorni scorsi, dopo la liberazione di Sirte.

Resta da vedere cosa contengano i documenti ritrovati dai servizi segreti libici nel covo dell'Isis della cittadina. Carte che non sono ancora state inviate agli inquirenti dell'antiterrorismo milanese ma che potrebbero rivelarsi fondamentali sotto il profilo investigativo e contribuire a far luce sul ruolo di Fezzani come reclutatore di jihadisti a Milano e in Lombardia.