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Afghanistan, nel 2015 11mila vittime tra morti e feriti: è record

Il rapporto dellʼOnu sulle tragiche conseguenze dei combattimenti nel Paese dice che i bambini pagano un prezzo altissimo: uno su 4 del totale è un minore

Afghanistan, nel 2015 11mila vittime tra morti e feriti: è record - foto 1
ansa

Il numero delle vittime civili nel conflitto in Afghanistan è stato lo scorso anno il più alto mai registrato ufficialmente: 11.002.

Il dato emerge dal rapporto annuale 2015 dell'Onu sulla protezione dei civili nei conflitti armati. Il documento mostra che l'aumento dei combattimenti dentro o intorno ai centri abitati, insieme all'azione dei kamikaze e ad altri attacchi nelle principali città, è stato nel 2015 tra le cause principali delle stragi.

I bambini hanno pagato un prezzo particolarmente alto: tra tutte le vittime, uno su quattro è un minore, il 14% in più rispetto all'anno prima. Prezzo pesante anche per le donne, aumentate del 37%: una su dieci. Le donne vengono prese di mira soprattutto per reati di ordine morale: le esecuzioni e le frustate sono una "tendenza preoccupante" nel Paese, sempre secondo l'Onu. E sulle 11.002 vittime totali 3.545 sono i morti, con un aumento del quattro per cento sul 2014, gli altri i feriti. Il rapporto sottolinea che l'offensiva talebana sui centri urbani ha "un'alta probabilità di danneggiare i civili".

"Constatando questo incremento - ha commentato il responsabile dell'Unama, Nicholas Haysom - dobbiamo ripetere che il prezzo che pagano i civili è totalmente inaccettabile. E dobbiamo rivolgere un pressante appello a coloro che infliggono queste sofferenze al popolo afghano ad adottare misure concrete per proteggere la popolazione civile e a mettere un punto finale in questo 2016 alle uccisioni e alle menomazioni dei civili".

Per quanto riguarda le responsabilità delle vittime, il Rapporto assicura che il 62% di esse va a "elementi anti-governativi" (ma con -10% rispetto all'anno precedente), il 17% alle differenti forze filo-governative (in aumento rispetto al passato), mentre un altro 17% riguarda vittime di cui non è stato possibile attribuire la responsabilità. Il restante 4%, infine, è dovuto allo scoppio di residui bellici.