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Vampyr mette a dura prova la nostra moralità nella Londra del 1918

Non è facile resistere alla sete di sangue, in una città devastata dalla Grande Guerra e dallʼepidemia

Vampyr mette a dura prova la nostra moralità nella Londra del 1918 - foto 1
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Londra, 1918. Le ferite della Grande Guerra non avevano nemmeno iniziato a cicatrizzarsi che la popolazione mondiale fu piegata dal diffondersi di un'epidemia capace, nei successivi due anni, di uccidere fra le cinquanta e le cento milioni di persone.

L'influenza spagnola fu un altro dei periodi bui della storia e l'aver causato più vittime della peste nera del XIV secolo le valse la nomea di pandemia più letale mai registrata. In questo clima di morte Jonathan Reid, chirurgo inglese specializzato che ha operato sul campo durante il conflitto mondiale, rientra in patria solo per trovarsi vittima di qualcosa che va oltre le questioni umane. Muore ma si risveglia, a guidarlo una sete insaziabile di sangue: è diventato un vampiro. Abbandonato a se stesso dal suo Creatore, Jonathan deve comprendere la sua nuova natura e scendervi a patti, mentre si batte per trovare la cura non solo all'influenza spagnola ma a un'infezione - la sua - che trascende qualunque logica. Nel mezzo, la sua (e la nostra) moralità è costantemente messa in discussione quando deve decidere se nutrirsi di chi lo circonda o resistere alla sete.

Dopo l'esordio con Remember Me e l'incredibile successo raggiunto con Life is Strange, Vampyr è il nuovo titolo dello studio indipendente francese Dontnod, che non abbandona il genere narrativo per il quale è diventato tanto famoso ma sceglie di arricchirlo con un gameplay action GdR che ci porterà a vagare, la notte, lungo le cupe strade londinesi alla ricerca di risposte affrontando chiunque cercherà di sbarrarci il cammino - siano essi umani o altri mostri che popolano l'oscurità. Gli sviluppatori sono riusciti a realizzare un mondo di gioco incredibilmente vivo laddove c'è solo morte, una Londra cupa, sporca, corrotta sotto l'aspetto visivo e accompagnata da un comparto sonoro in grado di restituirci tutta l'inquietudine di muoversi lungo i suoi vicoli sapendo di poter incontrare, presto o tardi, una minaccia. I pochi personaggi che hanno il coraggio di viverla durante la notte sono quanto di più caratterizzato avremmo potuto aspettarci: rispetto a Life is Strange i dialoghi sono molti di più e delineano una profondità unica per ciascuno degli abitanti che incontreremo.

Non è solo il character design a distinguerli gli uni dagli altri (abbiamo la signora dabbene del West End da un lato e la prostituta di Whitechapel dall'altro, nel mezzo commercianti, criminali, giornalisti, uomini di chiesa e quant'altro) ma la personalità che Dontnod è riuscito a infondere in ognuno di loro attraverso i molteplici accenti e il modo di esprimersi. Non aspettatevi che il membro di una gang usi lo stesso linguaggio del socio onorario di un antichissimo club riservato solo all'élite londinese. Tutti loro, con i quali potremo interagire a più livelli di profondità, sono alla base della caratteristica principale di Vampyr: la moralità.

Il gioco è stato pensato per stressare il giocatore su questo concetto, invitandolo (ma non obbligandolo, è importante) a cedere alla sua natura vampirica per nutrirsi di chi lo circonda, ottenere più punti esperienza e dunque potersi evolvere con altrettante facilità, sbloccando abilità che risulteranno indispensabili nei combattimenti. Senza dubbio una tentazione molto forte, che tuttavia vi priverebbe della storia nella sua interezza poiché molte informazioni le otterrete proprio da chi potreste voler uccidere. Si viene dunque a creare un sistema punitivo da un lato per Jonathan, se sceglie di restare fedele alla natura umana ed evolversi più lentamente, e dall'altro per il giocatore nel momento in cui decide di sacrificare la profondità narrativa alla sua sete di potere. La scelta è tutta nelle vostre mani, Dontnod non vi impedisce nessuna delle due. Il livello dei nemici in Vampyr è infatti impostato per essere accessibile anche scegliendo di non uccidere e il gioco può essere finito senza sacrificare nessuno dei png presenti.

Se tuttavia doveste decidere di dissanguare la popolazione, sappiate che non è comunque un'operazione semplice. Jonathan è un vampiro appena nato, non ha anzitutto le potenzialità per soggiogare queste persone e costringerle a seguirlo in un posto appartato dove cibarsi di loro: questo, in game, è rappresentato dal livello di fascinazione. Per ipnotizzare la vittime è necessario che sia pari o superiore al loro livello di volontà. Essendo questa abilità legata alla progressione nella storia principale, si viene a creare un'ottima continuità che vi impedisce di fare strage fin da subito e diventare il vampiro più potente di Londra già nelle prime fasi del gioco. La qualità del sangue è poi indispensabile per ottenere il maggior numero di punti esperienza e un sangue più "pulito" dipende da due fattori: la conoscenza che abbiamo delle nostre prede e il loro stato di salute.

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Il primo dipende dalle informazioni personali che, parlando con loro o tramite altre azioni, otterremo; il secondo, ovviamente, dalle cure che somministreremo loro. Siamo vampiri, è vero, ma Jonathan non ha dimenticato di essere anzitutto un medico ed è possibile per voi sintetizzare delle medicine da somministrare alle persone malate una volta verificate le loro condizioni. Guariranno nel giro di una notte e contribuiranno a mantenere stabile il livello di sanità del quartiere in cui vivono. Altro aspetto importante da tenere in considerazione, la diffusione dell'epidemia può essere contenuta assicurandosi che gli abitanti restino in salute. Ogni giorno che lascerete trascorrere influenzerà la situazione della città in base alle azioni che avrete compiuto: lasciando Londra al degrado, le condizioni delle varie zone scenderanno a livello sempre più critico, portando alla progressiva morte o sparizione dei personaggi che vi abitano e popolandole invece di mostri.

Affascina l'interconnessione sottile ma persistente che c'è fra gli aspetti del gioco. Così come la salvaguardia e la conoscenza dei cittadini aiuta a sviluppare entrambi gli aspetti di Jonathan - quello più spietato e quello più misericordioso - allo stesso modo l'esplorazione, l'aumento di livello, la scelta dei potenziamenti e persino le missioni secondarie si collegano sempre l'uno con l'altro, creando appunto una ramificazione che evita a qualche meccanica di restare scoperta. Esplorare ci aiuta a raccogliere sia materiali per il miglioramento delle armi, e dunque dell'efficacia nel combattimento, sia informazioni sui cittadini perché non tutto si ottiene chiacchierando. Aumentare di livello significa lasciar trascorrere la notte, il che a livello gestionale comporta un miglioramento o peggioramento dei quartieri in base alle azioni compiute e non, come per esempio non curare un personaggio malato o sacrificarne uno alla nostra sete. Cosa è meglio, resistere finché non abbiamo sistemato tutto il possibile oppure prendersi l'onere di fare ammalare ancora di più i pochi sopravvissuti e rischiare di compromettere costantemente il quartiere? Di nuovo, cosa fare è una scelta solo vostra.

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Dal punto di vista del combattimento, la profondità di Vampyr è notevole nonostante la semplicità delle meccaniche e mette a disposizione un interessante numero di poteri da provare così come di armi da combinare assieme. Nessun pulsante a eccezione della X (la prova è stata effettuata sulla versione PS4) viene lasciato scoperto: ai dorsali sono associati quattro diversi poteri più quello supremo premendo al contempo L2+R2, quadrato, triangolo e cerchio servono rispettivamente per l'attacco primario, secondario e per la schivata, infine la croce direzionale controlla l'uso dei sieri e il cambio fra le due armi a disposizione sia primarie sia secondarie. Per quanto all'apparenza poco elegante e un filo legnoso, il combattimento sembra a sua volta seguire il senso di progressione che porta Jonathan a passare da vampiro inesperto a consapevole della propria natura e delle potenzialità che ne derivano. Se nelle fasi iniziali è più probabile sarete alla mercé dei nemici, cominciando a sbloccare le abilità vampiriche il combattimento assumerà una maggiore fluidità e varietà, mettendo in scena delle azioni visivamente molto belle.

A questo proposito, chiudiamo con un paio di considerazioni sul comparto tecnico e le poche sbavature del gioco. Vampyr è graficamente superiore a Life is Strange, una sorta di mix fra vecchio e nuovo che si adatta secondo me molto bene al contesto senza tuttavia raggiungere il livello di "raffinatezza" che potrebbe avere un tripla A (questa produzione ha avuto un budget nettamente più ridotto), e la ricreazione ambientale - visiva e sonora - di Londra è molto suggestiva. L'audio stesso è ottimo sia a livello di doppiaggio sia per la quantità di accenti che sentirete da persona a persona. L'espressività dei personaggi si coglie più dai toni che non dalle loro espressioni, come del resto era anche in Life is Strange. Occasionalmente sono presenti caricamenti un po' lunghi rispetto alla media attuale, parliamo circa di venti secondi o poco meno, quando entriamo in determinati edifici o in alcuni dei nostri rifugi sparsi lungo la città, e l'interfaccia del menu ha un'impostazione più comoda per il computer che non per la console, ma nel complesso Vampyr non ha impedimenti di sorta dimostrando una volta di più la bravura di uno studio indipendente come Dontnod. Nelle fasi finali la narrazione risulta un po' frettolosa, tuttavia non manca di dare al giocatore tutte le risposte di cui sente il bisogno.



Come lo abbiamo giocato

Abbiamo giocato a Vampyr su una PlayStation 4 Pro collegata a un televisore Samsung UE40MU6400, grazie a un codice fornito dal publisher Focus Entertainment. L'intera avventura comprensiva di quasi tutte le quest secondarie e dei collezionabili ha richiesto più di trenta ore, ma il tempo cambierà in base al tipo di approccio scelto. L'audio è in inglese, i testi in italiano.


Può piacere a chi…
… ama le storie di vampiri e il sovrannaturale
… apprezza il genere narrativo
… si accontenta di un gameplay semplice

Potrebbe deludere chi…
… odia i vampiri
… preferisce una maggiore interazione con l'ambiente
… vuole un gameplay più profondo e complesso

Vampyr è un prodotto consigliato ai maggiori di 18 anni.