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Cgia, cresce il gap economico: al Sud il Pil è metà di quello del Nord

Non solo: nel Meridione una persona su due è a rischio povertà

Cgia, cresce il gap economico: al Sud il Pil è metà di quello del Nord - foto 1
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Se le previsioni sulla futura crescita economica del paese sono più rosee del previsto, la fotografia sul presente ha tinte molto più fosche e parla di un paese spaccato a metà: nel Meridione una persona su due rischia la povertà e il pil procapite è esattamente la metà di quello di un italiano che vive a Nord.

Questi gli ultimi dati diffusi dalla Cgia di Mestre.

L'Ufficio studi della Cgia ha messo a confronto i risultati registrati da quattro indicatori: il Pil pro capite, il tasso di occupazione, il tasso di disoccupazione e il rischio povertà o esclusione sociale.

In materia di esclusione sociale, la situazione è peggiorata. Se nel 2007 la percentuale di popolazione a rischio povertà nel Sud era al 42,7%, nel 2015 (ultimo dato disponibile a livello regionale) è salita al 46,4. In pratica quasi un meridionale su due si trova in gravi difficoltà economiche. Al Nord, invece, la soglia di povertà è passata dal 16 al 17,4%. Il gap quindi è aumentato in questi 8 anni di 2,2 punti percentuali.

In termini di Pil pro-capite, se nel 2007 (anno pre-crisi) il gap tra Nord e Sud era di 14.255 euro (nel Settentrione il valore medio era di 32.680 euro e nel Mezzogiorno di 18.426), nel 2015 (ultimo dato disponibile a livello regionale) il differenziale è salito a 14.905 euro (32.889 euro al Nord e 17.984 al Sud, pari a una variazione assoluta tra il 2015 e il 2007 di +650 euro).

Al Sud le variazioni percentuali più negative si sono registrate in Sardegna (-2,3%) in Sicilia (-4,4), in Campania (-5,6) e in Molise (-11,2). Buona, invece, la performance della Basilicata (+0,6 per cento) e della Puglia (+0,9).

Sul fronte del mercato del lavoro, invece, le cose non sono andate meglio. Se nel 2007 il divario relativo al tasso di occupazione era di 20,1 punti a vantaggio del Nord, nel 2016 la forbice si è allargata, registrando un differenziale di 22,5 punti percentuali (variazione +2,4%). Nella graduatoria regionale spicca la distanza tra la prima e l'ultima della classe.

Se l'anno scorso la percentuale di occupati nella Provincia autonoma di Bolzano era pari al 72,7%, in Calabria si attestava al 39,6 (gap di oltre 33 punti). La divaricazione più importante, tuttavia, emerge dalla lettura dei dati relativi al tasso di disoccupazione. Se nel 2007 era di 7,5 punti percentuali, nel 2016 è arrivata a 12 (gap pari a +4,5%).

Sebbene tutte le regioni d'Italia abbiano visto aumentare in questi ultimi nove anni la percentuale dei senza lavoro, spiccano i dati della Campania e della Sicilia (entrambe con un +9,2%) e, in particolar modo, della Calabria (+12).